Ancora un ciclista, ancora uno dei più nobili: degli sprint, Cipollini è stato il Re. Ma nelle settemila pagine dell’inchiesta Operacion Puerto non ci sono soltanto lui e quei pochi campioni della bici distillati all’opinione pubblica nei sette anni già trascorsi dalla scoperta di questo scandalo epocale. C’è di tutto: tennisti, uomini e donne dell’atletica, squadre di calcio, pugili. Non solo comprimari: da tempo circolano nomi eccellenti.

Non si tratta di voci da bar: a riferirlo è stato lo stesso regista di questa congrega internazionale del doping, il dottor Fuentes, piccato perché riduttivamente definito ‘medico dei ciclisti’. Lo ha detto nel 2006 subito dopo l’arresto, lo ha ribadito adesso in aula: chiedergli di fare i nomi sarebbe il minimo, invece continua ad essere il passo più difficile.

Riemersa dai cassetti in cui era stata nascosta per non danneggiare il primato sportivo della Spagna, Operacion Puerto ha ricominciato il suo tremendo stillicidio: ogni tanto un nome, quasi sempre un ciclista, quasi mai spagnolo (il più celebre finito nella tagliola, Valverde, è stato smascherato dal nostro Coni…). Unica eccezione, il club calcistico della Real Sociedad: lì, però, ci ha pensato il suo presidente ad uscire allo scoperto, pentito di aver ottenuto in modo sudicio un clamoroso secondo posto nella Liga.

Dopo sette anni, non si può più consentire questo gioco al massacro ad un paese come la Spagna che, oltretutto, vuole ospitare le Olimpiadi. Fuori i nomi, tutti e subito: fin qui, di scandaloso in Operacion Puerto non c’è stato il doping, ma il silenzio di chi continua a coprirlo.

 

di Angelo Costa