Roma, 21 gennaio 2014  - Un ciclismo senza doping “potrebbe esistere perché comunque i valori in campo sarebbero gli stessi, però secondo me non esisterà mai. Liberalizzarlo forse sarebbe la soluzione migliore, ma secondo me è abbastanza improbabile. E allora si va avanti come si è sempre andati: chi sbaglia e viene pizzicato viene squalificato”. Lo ha dichiarato in una lunga intervista tv in onda domani sera l’ex campione di ciclismo Danilo Di Luca, radiato per doping dopo essere stato “beccato” tre volte positivo ad un controllo antidoping.

“E’ impossibile non fare uso di doping e arrivare nei primi 10 al Giro D’Italia”, ha detto Di Luca, che ha ammesso di aver cominciato con il doping “perché non vincevo più”. E sulla lotta al fenomeno, l’ex corridore ammette candidamente che “l’antidoping rincorre il doping, però il doping è sempre un passo avanti. Di preciso non lo so, però penso un paio d’anni”.

Capitolo Armstrong: per Di Luca era comunque il più forte:”Armstrong, quando sono stato trovato positivo, ha parlato anche di me dicendo che ero uno stupido perché mi ero dopato. Però io Armstrong lo conosco: ha vinto 7 Tour De France e li avrebbe vinti comunque, anche senza doping. Anche lui si è adeguato”.

I colleghi che sono riusciti a non farsi pescare “sono stati più bravi di me” dice Di Luca, che parla anche delle combine: “Succede: magari c’è un finale di gara con 5 corridori, c’è un corridore che si sente più forte degli altri, perché è più veloce degli altri e parla con un altro corridore che non è un suo compagno di squadra ‘Ti do tot se mi tiri la volata. Ti do tot se mi vai a prendere quello che scatta’. Io l’ho fatto e mi hanno pagato”.

ARRIVA LA CONVOCAZIONE DELLA PROCURA - Le dichiarazioni rese da Di Luca hanno fatto scattare l'azione della Procura Antidoping che ha convocato l'ex corridore per il 30 gennaio alle 12 in qualità di persona informata sui fatti.