Barolo (Cuneo), 22 maggio 2014 - Il colombiano che non ti aspetti. E l’italiano che non ti aspetti. Nella spettacolare crono del vino, annacquata dal solito temporale, la ribalta è per Rigoberto Uran e Diego Ulissi: il colombiano spazza via i rivali, prendendosi tappa e maglia rosa, il toscano finisce secondo nel giorno in cui firma la sua miglior prova contro il tempo, confermando di non esser più una promessa, ma una certezza.

E’ un giorno speciale per il Giro, che cambia le sue gerarchie, ma anche per il povero ciclismo italiano, che oltre a Ulissi si gode la bella esibizione di Brambilla, che in salita farà da scudiero a Uran, e la buona prova di Aru, che in montagna dirà se vale più dell’attuale settimo posto. Tre giovani che fanno sperare: in un finale di Giro con qualche tinta tricolore.

Precedenza a Uran, colombiano di 26 anni che all’Italia deve tanto: qui è stato svezzato da dilettante, qui è diventato professionista con Bordonali a Brescia, qui ha ancora radici, perché ha casa sul Garda. Qui veste la sua prima maglia rosa, nel giorno in cui pensava di far bene, ma non benissimo come gli riesce. "Il primo a esser sorpreso di ciò che ho fatto sono io - racconta Rigo - Forte io e piano gli altri? Non scherziamo: qui sono tutti forti e anche se ho questa maglia continuo a temere tutti, da Evans a Quintana fino a Majka e Pozzovivo che sono subito lì. Adesso ci aspettano le tappe più difficili, ma sono tranquillo: sto bene e ho accanto una squadra forte". Se non fortissima: l’Omega di Bramati, oltre a vincere la tappa e vestirsi di rosa con Uran, ne piazza altri tre nei primi otto, segnale di grande salute fisica.

Scoppia di salute anche Diego Ulissi, che parte tranquillo e accelera man mano che capisce di essere in una di quelle giornate dove tutto fila liscio. E’ così sereno da permettersi persino di scherzare con il compagno Cunego quando lo raggiunge e lo sorpassa, è così sorpreso da se stesso da applaudire Uran e dire ‘bravo’ quando a sorpassarlo nell’ordine d’arrivo è il colombiano. "Tanto di cappello a lui, ma io sono contentissimo - dice il vincitore delle tappe di Viggiano e Montecopiolo - Ho sentito le sensazioni migliori fin dai primi chilometri e ho tirato dritto, avevo una gran voglia di rifarmi dopo la caduta di ieri, anche se in discesa non mi sono preso tanti rischi e ho rallentato. Adesso? Il programma non cambia: vado avanti puntando a qualche altra bella tappa".

Meno di lui sorride Quintana ("Era una crono buona per me, anche se i problemi di respirazione si sono fatti sentire quando ho cercato di spingere al massimo", racconta il colombiano), meno di tutti lo fa Cadel Evans: era il più adatto a questa crono e ha perso non solo da Uran, ma pure da Ulissi. "Dicevate tutti che questo era il percorso per me: non è stato così - ammette l’ex maglia rosa - Ho visto subito che gli altri stavano pedalando meglio. Siamo ancora tutti lì in classifica, cambierà solo lo spartito di questo Giro".

Degli altri italiani, bilancio attivo per Pozzovivo, quarto in classifica dopo un nono posto firmato da un avvio irresistibile, mentre Basso finisce nell’elenco dei caduti di giornata: nel suo pesante ritardo c’è anche lo scivolone nel finale che gli gratta un fianco. Peggio va allo sloveno Ludvigsson, in gara nel momento in cui il cielo scarica tutta la sua rabbia: in una curva in discesa perde il controllo della bici, salta un guard rail e precipita in un giardino. Finisce il suo Giro all’ospedale, con botte dalla testa ai piedi, ma senza conseguenze peggiori.

 

dall’inviato Angelo Costa