Oropa (Biella), 24 maggio 2014 - C’è un po’ di Italia anche su una delle salite di Pantani: ha la faccia di Enrico Battaglin, altro talento vicentino della premiata ditta Reverberi, che replica in fotocopia il successo ottenuto dal compagno e conterraneo Canola il giorno prima a Rivarolo Canavese. Anche lui scappa al primo chilometro, anche lui sta in fuga tutto il giorno, ma il suo finale è un numero d’alta scuola: staccato dai compagni di avventura, rientra all’ultimo chilometro e, con una clamorosa rimonta sul pavè, si beve davanti al santuario prima Pantano, poi Cataldo che già pensava di avercela fatta.

"Sì, ho fatto una cosa che nessuno si aspettava. Nel finale ho accusato la fatica, ma quando ho visto che quei due erano piantati ho stretto i denti e ho dato tutto. Sono fortunato perché sono un corridore che sa fare tante cose, anche se non mi considero un uomo da corse a tappe come il mio omonimo Battaglin: mi piacciono le classiche, Freccia e Liegi sembrano le più adatte a me, ma il mio sogno resta la Sanremo". Dove, quest’anno, è caduto all’ultima curva, mentre aiutava il compagno Colbrelli a far lo sprint: si è rotto una mano. Peggio gli era andata un anno fa al Giro, dove ha vinto la tappa di Serra San Bruno in Calabria: finendo contro un guard rail, si sbriciolò un femore. Era il 24 maggio: a Oropa non poteva trovar modo migliore di celebrare l’infelice ricorrenza.

Battaglin, che ancora non ha compiuto 25 anni, è l’unico sorriso di una giornata che non regala troppe emozioni: ad agitar le acque ci prova Pozzovivo ("me lo chiedevano tutti e io l’ho fatto, anche se sono partito un po’ presto"), ma a parte risvegliare Quintana, che mostra segnali di evidente crescita, il risultato non è epocale. Uran dà l’impressione di amministrare più che di soffrire veramente, di sicuro non sembra quello che ha preso in mano la corsa e intende dirigerla a piacimento. E’ un Giro aperto, dicono tutti: è un eufemismo per non dire che è un Giro di livello non eccelso.

"E’ stata una giornata dura, ma la squadra mi ha protetto bene, dandomi sempre sicurezza. Sapevo che ci avrebbe attaccato, ma sono state solo schermaglie: la strada è ancora molto lunga", dice il primo colombiano in rosa della storia, atteso alla riprova subito: anche a Montecampione si ricorderà Pantani, anche Montecampione facilmente si replicherà questo copione, perché di salite ci sarà solo quella finale. Forse ha ragione Majka, il polacco che guida la classifica riservata al giovane migliore: "In tappe come quella di oggi si può far differenza soltanto se si comincia il forcing prima dell’ultima salita". Vero, ma con quello che attende il Giro nella terza settimana, risparmiare un po’ di energie aiuta.

 

dall’inviato Angelo Costa