Plan di Montecampione (Brescia), 25 maggio 2014 - Vincere alla Pantani sulla montagna di Pantani. L’impresa è di Fabio Aru, altro rampollo della Giovane Italia che gli uomini migliori per le corse a tappe sembra pescarli sulle isole: rispetto al siculo Nibali, suo capitano e maestro, lui viene dalla Sardegna, lasciata nove anni fa prima per il ciclocross, poi per diventare un talento della strada. "Mi avessero raccontato che questo sarebbe diventato il mio mestiere, non ci avrei creduto", dice Aru, incredulo anche di essersi lasciato alle spalle tutti i favoriti del Giro.

Ci riesce alla maniera dei campioni dai quali dice di voler imparare ancora tanto: a tre chilometri dall’arrivo, col primo attacco, si porta via Uran, a due chilometri dal traguardo, col secondo attacco, affonda anche la maglia rosa e resta solo, volando verso la sua prima vittoria in un anno e mezzo da professionista. Ventiquattro anni, diploma di liceo classico, figlio di genitori che non hanno lasciato l’agricoltura nemmeno dopo essersi laureati, viene da Villa Cidro, nella nuova provincia di Medio Campidano, ma ha casa a Ponte San Pietro, nel Bergamasco, dove si allena con Tiralongo, "un secondo padre, non un semplice compagno". Nel giorno della sua prima grande gioia non dimentica nessuno, dai compagni alla fidanzata Valentina, torinese, "che mi accompagna anche nei lunghi ritiri in quota": "Avere questa gente accanto, mi aiuta parecchio".

Lo aiuta sapere che tanti mesi di fatica in allenamento gli hanno dato la prima conferma: in questo Giro può davvero essere protagonista. "Penso a questo Giro da metà novembre, fin dal primo ritiro di squadra. Ho cercato di fare un buon inverno, allenandomi benissimo, senza pormi un obiettivo in particolare, ma sempre cercando di migliorarmi. Arrivare in rosa a Trieste? Penso solo a vivere alla giornata e cercare di imparare giorno dopo giorno dai miei compagni, dai direttori sportivi, da tutte le persone che mi stanno a fianco".

E’ il giorno di Aru, uno che ancora si emoziona pedalando accanto ai campioni: "Li osservo e cerco di imparare, a volte quando sono in mezzo a loro nel finale di gara mi sorprendo e provo un brivido - racconta il sardo - Credo nei miei mezzi però penso sempre a restare con i piedi per terra. Oggi che sono riuscito a staccare tutti quando mancavano tre chilometri, mi sembrava di vivere davvero un sogno ad occhi aperti".

Un sogno alla Pantani, al quale era dedicata questa cima: "Marco era un fuoriclasse che ha emozionato le folle. Ancora oggi sulle strade si leggono le scritte in suo onore. Ma c’è una generazione nuova, di cui faccio parte: in tanti stiamo facendo bene". 

Sta facendo bene anche la maglia rosa Uran: non ha tenuto il passo di Aru, col quale si abbraccia in sala stampa, ma sui rivali più diretti Evans e Majka ha guadagnato ancora. "Ho fatto quattro grandi Giri e un po’ di esperienza ce l'ho. Ho provato ad andare dietro ad Aru ma andava troppo forte, ho visto che aveva la grinta e un passo davvero molto forte. Poi anche Quintana faceva un passo molto forte, allora sono salito con un buon ritmo: va bene cosi, ho perso qualche secondo ma non lo considero problema".

Adesso, dopo il riposo, arriva la settimana decisiva: si comincia martedì con Gavia e Stelvio, meteo permettendo. "Se si faranno Stelvio e Gavia oppure no, non cambia molto. Come l'anno scorso, quando nella tappa delle Tre Cime abbiamo fatto solo l'ultima salita e ha vinto comunque il piu forte. Sono strade bellissime e mi piacerebbe farle ma credo che bisogna aspettare dopo domani per vedere come sarà il tempo".

 

dall’inviato Angelo Costa