Perugia, 26 ottobre 2013 - In campo sei giorni dopo la morte del figlio Stephan, portato via domenica a soli cinque anni da una malformazione cardiaca. Goran Vujevic, campione montenegrino di 40 anni, ha iniziato da titolare la partita che oppone la sua squadra, la Sir Safety Perugia, a Casa Modena, valida come anticipo della seconda giornata di A1 di volley.

Prima del match, durante il minuto di silenzio per ricordare il piccolo, scomparso domenica notte per una crisi cardiaca (a dieci mesi gli era stato diagnosticato un fibroma al cuore ed era stato operato), Vujevic ha preso in braccio dalla moglie Francesca Lolli la figlia più piccola, di un anno, mentre la moglie stringeva l'altro figlio di tre. All'interno del palasport di Perugia campeggiava una gigantografia del piccolo Stephan, e i tifosi di entrambe le squadre hanno esposto striscioni dedicati al piccolo: 'Uniti nel dolore, oggi c'è un angelo in più in cielo'. Al fischio d'inizio, Vujevic era al suo posto, in campo con i compagni.

Campione olimpico nel 2000 con la Jugoslavia, lo schiacciatore aveva appreso la notizia della morte del piccolo durante il viaggio di ritorno da Cuneo, dove Perugia aveva vinto la prima partita, domenica scorsa. Non aveva detto niente ai compagni, per non rovinare loro la festa per una vittoria importante. Martedì si sono svolti i funerali, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Bettona di Perugia.

Il match è stato poi vinto 3-2 da Perugia, adesso prima in classifica proprio insieme a Modena. "Ho fatto quello che mio figlio avrebbe voluto, a lui piaceva vedere papà giocare", la dichiarazione a fine gara di Vujevic.

di Doriano Rabotti