Roma, 8 agosto 2010 - SARÀ UNA NOTTE di San Lorenzo sfavillante: la luna il 10 agosto lascia la scena alle stelle cadenti che non saranno disturbate nel loro luccicare incandescente dal disco d’argento di Selene, che si troverà infatti in congiunzione con il Sole (luna nuova). Vale, quindi, la pena di stare svegli fino all’alba per esprimere i desideri all’unisono con le scie luminose.


Ma il fenomeno delle stelle cadenti agostane, chiamate anche ‘lacrime di San Lorenzo’, non si esaurisce in una sola notte, perché interessa un periodo di tempo ben più lungo, all’incirca dal 17 luglio al 24 agosto, con il massimo del fenomeno previsto nella notte fra il 12 e il 13.


Gli esperti, tuttavia, consigliano di tener d’occhio il cielo fra il 10 e il 15 agosto, periodo migliore per andare a caccia di meteore, il cui tasso di frequenza dovrebbe aggirarsi intorno alle cento all’ora.

 Le ‘lacrime di San Lorenzo’ sono chiamate dagli astronomi ‘Perseidi’ perché, per un effetto di prospettiva, tutte le meteore sembrano provenire da un punto — radiante — nella costellazione di Perseo. Si tratta di un gruppo di stelle che in questo periodo, nella seconda parte della notte, si trova abbastanza alto sull’orizzonte, nei pressi della doppia ‘V’ di Cassiopea, costellazione settentrionale, vicina al polo nord celeste.

QUEST’ANNO
, poi, i cacciatori di stelle saranno particolarmente fortunati dal momento che il fenomeno potrà essere osservato nelle migliori condizioni di visibilità. Chiamate da sempre stelle cadenti, quelle scie che ricamano il cielo non sono affatto stelle, ma oggetti dalle dimensioni del granello di sabbia che entrando nella nostra atmosfera alla velocità di qualche decina di chilometri al secondo, si ‘incendiano’ e diventano visibili. Il fenomeno si ripete puntuale da secoli e le prime osservazioni, registrate dagli astronomi cinesi, risalgono al 36 d.C.


Quando si parla di stelle
cadenti il pensiero corre a Giovanni Pascoli e ai versi del X agosto, ma quest’anno, accanto a Pascoli, si ricorda anche Giovanni Virginio Schiaparelli, l’astronomo italiano che per primo ha spiegato l’origine del fenomeno. Schiaparelli, del quale quest’anno ricorrono i cent’anni della morte (era nato a Savigliano, nel Cuneese, nel 1835), è famoso per i suoi studi su Marte e per aver individuato sulla superficie del pianeta quei canali che accesero la fantasia della gente, disposta a credere che fossero opera degli abitanti del pianeta, i tanto chiacchierati marziani.

 Schiaparelli, studiando le stelle cadenti, nel 1866 collegò il fenomeno alle comete. Questi corpi celesti, infatti, quando girano attorno al Sole, sviluppano le loro caratteristiche code di gas e di polveri, code che vengono perdute quando la cometa si allontana dal Sole. A causa di questo fenomeno, dunque, le orbite delle comete sono caratterizzate dalla presenza dei residui delle loro code e pertanto quando la Terra incrocia l’orbita di una cometa si trova ad attraversare una zona di cielo ricca di gas e di polveri. E sono proprio questi materiali che entrando in atmosfera provocano il fenomeno delle stelle cadenti.


Alle stelle cadenti d’agosto è collegata la cometa Swift-Tuttle, scoperta indipendentemente da Lewis Swift e Horace Parnell Tuttle nel luglio del 1862. La cometa, che ha un periodo di 130 anni, è apparsa nei nostri cieli nel 1992 e non a caso la pioggia di stelle di quell’anno fu particolarmente spettacolare, perché l’orbita della cometa fu arricchita dai materiali della sua coda.

OCCHIO al cielo, dunque, in queste notti e affidiamo alle stelle cadenti i nostri desideri. Per tradizione, infatti, chi osserva una stella cadente è solito incrociare le dita ed esprimere un desiderio con la speranza che questo si avveri.

La scienza, tuttavia, non garantisce la realizzazione del desiderio, ma l’importante è crederci. Per questo motivo molti in queste notti si ritagliano uno spazio per andare a caccia di stelle. Occorre però armarsi di molta pazienza. Il cielo, infatti, non segue la logica del tutto e subito, ma ci invita all’esercizio della pazienza, una virtù che purtroppo abbiamo smarrito da tempo.