Washington, 9 gennaio 2011 - Il cittadino americano che naviga su internet avrà una sorta di 'impronta digitale'. Il governo Usa sta lavorando infatti allo sviluppo di un progetto di «identificazione digitale» degli internauti, concepito per «aumentare la sicurezza e la privacy in rete», soprattutto in vista della crescita del commercio on line. 

Il progetto, che dipenderà dal dipartimento della Difesa, si chiama «Strategia nazionale per le Identità reali nel cyberspazio» (Nstic, la sigla in inglese). L’intento è quello di «permettere alle persone di certificare in sicurezza la loro identità, attraverso la minima divulgazione dei propri dati sensibili quando effettuano transazioni come quelle bancarie, e allo stesso tempo rimanere anonimi quando, ad esempio, scrivono sui blog» ha annunciato Howard Scmidt, coordinatore della sicurezza informatica alla Casa Bianca.

Secondo Schmidt, con questo sistema di creazione di «identità digitali» certificate, si «potranno ridurre le frodi e i furti di identità on line, così come ridurre i costi per le imprese e per il governo, attraverso l’aumento dell’efficienza dei procedimenti di identificazione». Lo studio Nstic verrà affidato al dipartimento del Commercio attraverso un ufficio creato ad hoc, il National Programme Office.

Per anticipare le possibile reazioni dei gruppi per la difesa della privacy, Schmidt ha rassicurato: i cittadini «non sono obbligati a dare le proprie credenziali se non vogliono». Ulteriori rassicurazioni giungono dal segretario del commercio americano Gary Locke, durante la presentazione del progetto presso l'Università di Stanford nei giorni scorsi.

«Non stiamo parlando di una carta di identità nazionale, né di un sistema controllato dal governo - ha spiegato Locke -, parliamo invece di migliorare la sicurezza on line e ridurre la necessità di doversi ricordare decine di password» e nomi utente per accedere ai diversi servizi web. Ma perché il progetto funzioni sarà vitale l’appoggio delle imprese. «Al momento - ha detto il coordinatore Schmidt - abbiamo bisogno del settore privato per gestire questa iniziativa».