New York, 27 marzo 2013 - Uno dei più grandi attacchi al web della storia, che sta mettendo in seria difficoltà la rete, congestionata come non mai da una vera e propria invasione di spam. E’ l’allarme del New York Times. Alla base dei disguidi per milioni di internauti c’è lo scontro tra un gruppo che si occupa di combattere gli spam e un provider olandese. 

Secondo quanto denuncia Cloudflare, un’azienda della Silicon Valley che si occupa di sicurezza in Internet, a scatenare l'attacco sarebbe stato qualche settimana fa Cyberbunker, un server olandese appunto che dalla sua sede in un bunker fatto costruire nel 1955 dalla Nato fornisce ospitalità a siti web di tutti tipi. Tranne, ci tengono a far sapere, a quelli legati “alla pornopedofilia e al terrorismo”.
 

Cyberbunker è entrato a far parte di recente della blacklist di Spamhaus, ong anti-spam che ha base a Londra e a Ginevra e della cui consulenza si serve anche la Bbc per impedire che le migliaia di spam ingolfino il traffico normale della rete. Da quel momento, sul Web si è scatenata qualcosa che assomiglia molto da vicino a una guerra mondiale giocata con armi di distruzione di massa, sulla quale stanno indagando le polizie di cinque Stati. Cyberbunker ha cominciato a inondare i server di Spamhaus con migliaia di Distributed denial of service, ovvero risposte a richieste false inviate dal sito che si vuole mettere in condizione di non piu’ operare. “Si tratta di qualcosa di simile alle bombe nucleari” ha spiegato al Sydney Morning Herald Matthew Prince, amministratore delegato di Cloudflare.

Cyberbunker, affermano a Spamhaus, ha trovato l’appoggio di “bande criminali” in Russia e in Europa orientale per condurre l’assalto, che potenzialmente potrebbe arrivare a mettere in ginocchio anche banche e gli apparati dei governi attraverso il server Netflix, del quale si servono diverse strutture istituzionali.
“Abbiamo avuto picchi di 300 gigabit al secondo”, ha spiegato Steve Linford, amministratore delegato di Spamhaus, “quando nel caso di attacchi alle banche siamo stati appena sui 50 gigabit al secondo. Se oggi decidessero di mettere le mirino Downing Street, un flusso del genere potrebbe tagliarla completamente fuori dalla rete”.

In soccorso di Spamhaus sono arrivati giganti del web come Google, che hanno messo a disposizione le proprie risorse per “assorbire tutto il traffico”, riferisce la Bbc che si è fatta raccontare da Alan Woodward, esprto di Cybersicurezza all’università del Survey, cosa sta accadendo: “Immaginate un’autostrada e qualcuno che vi spinga dentro tante, troppe auto. Fino a ostruirla del tutto”.