New York, 23 ottobre 2013 - Le immagini atroci erano state bandite a maggio ma adesso silenziosamente sono ritornate. In molti le hanno già cliccate. Sono video che mostrano scene di decapitazione, ostaggi in cattività, assassini in diretta, ma presto potrebbero arrivare in rete anche altre forme di violazione dei diritti umani. Facebook togliendo quasi segretamente ogni barriera, adesso è nella bufera. Mark Zuckerberg però difende la «libertà spietata» dei suoi utenti che sono diventati 1,2 miliardi in tutto il mondo e vogliono condividere tutto. Le immagini crudeli e raccapriccianti impazzano e il primo ministro inglese Cameron definisce la scelta del social network come «grave e irresponsabile».

Gli uomini di Zuckerberg sono altrettanto fermi e spiegano: «La nostra gente mette in comune le proprie esperienze belle e brutte e se si tratta di violenza piazza le immagini su Facebook per condannarle e non per celebrarle. Se dovessero servire come incoraggiamento il nostro atteggiamento sarebbe diverso». L’inversione ad U del gigante americano però spaventa non solo i politici ma anche gli specialisti dell’antiterrorismo che dicono «non pensiamo che Facebook abbia analizzato tutte le conseguenze che la loro scelta comporta e stanno sottovalutando indicazioni molto gravi». Molti si attendono presto che finiscano in rete anche scene di terrorismo come quelle nel Mall del Kenya dove sono state massacrate decine di persone è c’è il fondato sospetto che anche gli stessi estremisti possano approfittare di Facebook per diventare ancora più inquietanti e minacciosi a livello internazionale.

Numerose associazioni anti-suicidio hanno condannato questo improvviso e inspiegabile disco verde di Zuckergerg definendolo «psicologicamente distruttivo» anche se viene fatto nel nome della libertà di espressione e di comunicazione. La polemica è emersa solo perché un utente di Facebook avrebbe protestato contro la presenza in rete di un video nel quale un uomo mascherato uccideva una donna. Facebook ha risposto ricordando che il bando di immagini definite «oscene» come il seno di una donna continua a rimanere attivo aggiungendo che la società di adegua agli stessi standard che regolano le pubblicazioni su carta, ma non hanno rimosso le pagine della decapitazione di una donna messicana ad opera del cartello della droga . Per il futuro Facebook sta pensando a segnali di allerta da piazzare prima dei contenuti particolarmente violenti.

Giampaolo Pioli