{{IMG_SX}}L’Aquila, 10 aprile 2009 - Sono stati assolti perchè “il fatto non sussiste” i 4 romeni fermati oggi a L’Aquila con l’accusa di tentato furto e ricettazione. Uno dei quattro fermati, Ionel Viko, 29 anni, è stato ritenuto colpevole del reato minore di possesso di attrezzi da scasso, e quindi condannato a 6 mesi di arresto e a 100 euro di ammenda oltre al dissequestro e alla distruzione degli attrezzi trovati in suo possesso.

I romeni, due uomini e due donne, si chiamano Ionel Viku, Elena Viku, Stefania Popa e Jan Popa. A scoprirli è stato un operatore della Protezione civile, Alessandro Lazzarini, che ha chiamato i carabinieri. Uno dei quattro era ancora dentro l’appartamento, mentre gli altri tre erano subito nei pressi. Avevano con loro un piede di porco e altri strumenti da scasso, e alcuni preziosi, presumibilmente appena rubati. L’avvocato difensore, Gian Luca Totani, ha chiesto il rito abbreviato e presentato un testimone che avrebbe assistito alla scena.

 

AUMENTATO IL PRESIDIO


”Oggi si è celebrato a L’Aquila
il primo processo dopo il terremoto. Ci siamo e lavoriamo malgrado il sisma”, ha detto il tenente colonnello Paolo Carretta, capoufficio addestramento e studi, leggendo la sentenza del processo per direttissima svolto presso la scuola della Guardia di finanza a Coppito per quattro romeni fermati perchè sospettati di sciacallaggio.
”L’arma dei carabinieri ha dimostrato di controllare il territorio - ha aggiunto il colonnello della Guardia di finanza - la Procura della Repubblica ha dimostrato di poter lavorare. Ci siamo malgrado il terremoto”. L’assoluzione è stata concessa perché “il fatto non sussiste e si è ritenuto di non dover procedere”.

Berlusconi ha sottolineato che il presidio contro gli sciacalli è stato rafforzato con altri 600 uomini delle forze armate e sul processo per direttissima aggiunge: “Questa è una risposta immediata: stroncandoli subito, speriamo che questi episodi non si ripetano più".
 

 

TORNA LIBERO IL FALSO VOLONTARIO

Ieri aveva fatto la parte del volontario della Protezione civile e, traendo in inganno alcuni commercianti della zona di Ponte Milvio, a Roma, si era fatto dare dei soldi per gli sfollati dell’Aquila. Dopo una notte in camera di sicurezza, davanti al giudice Gustavo Barbalinardo, oggi ha detto: “Non volevo fare una truffa, volevo solo portare soldi in Abruzzo, a favore di chi ha bisogno”.

E’ tornato libero Michele Furnari, classe ‘77, che nella tarda mattinata di ieri era stato arrestato dagli agenti del commissariato Ponte Milvio. Per Furnari è stato disposto, così come chiesto dal pm Paolo Auriemma, l’obbligo di firma, tre volte a settimana, e l’obbligo di dimora nel comune di residenza, Casamassima, in provincia di Bari.
Il giovane, cameriere stagionale in un locale fuori Roma, con indosso una pettorina arancione e uno stampato con su scritto ‘In Abruzzo 28mila sfollati hanno bisogno del tuo aiuto Manda un sms al 48580’ era stato beccato mentre chiedeva denaro alla gente per conto dell’associazione Fratres Ink3.

La somma da lui avuta in beneficenza, a suo dire, sarebbe stata devoluta successivamente per fronteggiare l’emergenza legata al terremoto. Una parrucchiera di via Nemea, però, dopo aver devoluto una ventina di euro, ha voluto chiamare il numero della Protezione civile e dopo aver capito che non era stata attivata alcuna raccolta ‘porta a porta’ ha chiamato il 113.


E in breve per Furnari sono scattate le manette.
Il ragazzo, per rendere ufficiale i versamenti, a volte, stilava una ricevuta su carta intestata della Fratres Ink3, con un indirizzo di Bari, di un locale dove lui aveva avviato tempo fa una attività in franchising, che poi era chiusa per fallimento. Quando è stato fermato ha continuato a professarsi un volontario. Ed anche in aula, davanti al magistrato inquirente, ha cercato di ribadire la sua buona fede. Spiegando anche che lui inseriva le somme in un contenitore chiuso, e che sarebbe stato aperto solo davanti a “veri” delegati della Protezione civile.


Prima dell’arrivo della polizia Furnari era riuscito ad ottenere denaro - secondo quanto spiegato dagli agenti - per la presunta beneficenza da una quindicina di commercianti della zona di Ponte Milvio. Il solo negoziante a formalizzare la querela, per truffa, è stato però un fruttivendolo, che aveva versato in buona fede 10 euro. Tutti gli altri commercianti hanno scelto di non denunciare. Furnari è stato fermato mentre era nella bottega di un corniciaio, nella zona alle spalle della Fanesina.


L’artigiano, oggi, era pronto a testimoniare rispetto alla tentata truffa. Il processo per Furnari è stato rinviato al 15 maggio prossimo. Dovrà rispondere di truffa. Per gli altri reati, di tentata truffa e falso (il tesserino della Protezione civile fatto in casa) dovrà rispondere in seguito. Il difensore, l’avvocato Dario Amato, ha spiegato: “Il mio assistito è incensurato, non ha mai commesso reati. La sua buona fede è provata dal fatto che, alle persone, dava il suo vero nome e cognome. Ha agito con ingenuità. Ora ha capito la gravità del fatto. Voleva fare del bene, insomma. Ma l’ha fatto, sicuramente, in modo non corretto”.