Brescia, 17 aprile 2011  - Tornerà a scuola già lunedì la ragazza pakistana che la famiglia teneva chiusa in casa perché troppo bella.  “Temo di fare la fine di Hina”, aveva confidato Jamila (il nome è di fantasia) all’insegnante. Proprio a Brescia, nell’agosto 2006, Hina Saleem, anche lei pakistana, fu uccisa dal padre perché voleva vivere all’occidentale.
La ragazza di una “bellezza magnetica”, come racconta un professore, per circa due settimane non ha frequentato l’istituto professionale in cui era iscritta.

 La sua bellezza non passava inosservata, nonostante gli abiti tradizionale e il capo coperto, così di fronte agli apprezzamenti dei coetani la famiglia ha deciso di segregarla. Lei, 19 anni, è gia’ promessa a un cugino che vive in Pakistan.

LIETO FINE - E così, grazie al suo insegnante che ha segnalato il caso, ora la ragazza  riprenderà la sua vita normale, non dovrà andare in Pakistan, se non lo vorrà, e soprattutto, non dovrà sposare per forza la persona che non ama ma che era stata scelta per lei dai suoi genitori.  Il console del Pakistan, Syed Muhammad Farook, ha spiegato ai connazionali che l’amore è un diritto, che "l’ Islam protegge i diritti umani, l’Islam, in modo particolare dà a una ragazza il diritto di determinare il suo partner".

Da parte sua la polizia ha spiegato che i familiari di Jamila non sono neppure indagati: in realtà la ragazza non era chiusa a chiave in casa, semplicemente gli ordini erano di non uscire, e lei è una ragazza molto rispettosa e ubbidiente.

SANTANCHE' - Prima della risoluzione del caso, Daniela Santanché aveva promesso di occuparsene, perché "è giusto che se ne occupi anche il Governo".