ROMA, 5 aprile 2012 - Morti per crisi. Il numero delle persone disperate - imprenditori ma anche operai rimasti senza lavoro - che decide di togliersi la vita segue un'escalation impressionante. Ne abbiamo contati bel 13 negli ultimi due mesi, ma chissà quanti altri magari sono camuffati da 'incidenti'.

Diventano notizia i casi più eclatanti, che in qualche modo 'vogliono' suscitare clamore: l'imprenditore di Roma che si è sparato al petto,  il pensionato greco che si suicida in piazza suscitando moti di popolo, l'imprenditore milanese che va fino a Lecco per togliersi la vita gettandosi nell'Adda.

Ora se ne parla molto, ma in realtà non è un'emergenza dell'era Monti lacrime e sangue: già dal 2008, segnala la Cgia di Mestre, i suicidi per motivi economici sono aumentati in Italia del 24,6%. "Purtroppo - sottolinea il centro stuudi degli artigiani veneti - i dati forniti dall’Istat non ci consentono di riconoscere la professione svolta da queste persone: se fossero imprenditori, lavoratori dipendenti, pensionati o altro".

Dopo gli ultimi gesti estremi - dal suicidio dell’anziana di Gela la cui pensione al camionista che s'impicca dopo aver perso il lavoro - il segretario della Cgia{{WIKILINK}} Giuseppe Bortolussi {{/WIKILINK}}ha dichiarato che "è necessario intervenire con misure emergenziali: sicuramente c’è un effetto imitazione e, come spesso succede in questi casi, il denominatore comune di queste tragedie e’ la crisi economica".

A fronte di 150 suicidi e 204 tentati suicidi per ragioni economiche registrati nel 2008, nel 2010 - ultimo anno disponibile - i gesti estremi sono saliti a 187 per i suicidi e a 245 per i tentativi di suicidio.