Roma, 11 novembre 2012  - “Ho deciso di non candidarmi alle primarie nazionali del Pdl e di sostenere Alfano”. Lo ha annunciato il sindaco di Roma, {{WIKILINK}}Gianni Alemanno{{/WIKILINK}}, arrivando al teatro Brancaccio, dove si tiene la manifestazione “Non possiamo piu’ attendere. Cittadini in prima persona”, promossa dallo stesso Alemanno

Il sindaco di Roma ha spiegato la sua scelta affermando che, le primarie devono favorire “un nuovo progetto politico e non essere un toto-nomine, per la nascita di un nuovo Pdl”.

“Durante l’ufficio di presidenza del Pdl abbiamo visto la capacità di Alfano di puntare i piedi e cominciare una fase nuova per il centrodestra: il candidato premier non si sceglierà nel chiuso di un palazzo o in una stanza ma in mezzo alla gente, con le primarie, nelle quali appoggerò il segretario Alfano”, ha detto il sindaco di Roma. “Ho riflettuto a lungo se fosse il caso di candidarmi alle primarie nazionali e ho visto che c’era intorno a me il consenso per farlo”, ha ammesso Alemanno.

Ma il suo, ha avvisato il sindaco, “sarà un appoggio pesante e ingombrante per chiedere un cambiamento a tutto il centrodestra: le primarie sono il metodo, ma dobbiamo capire come cambiare il partito a cominciare dal nome e dal simbolo”.

CROSETTO SI FA AVANTI - Correrà anche {{WIKILINK}}Guido Crosetto {{/WIKILINK}}alle primarie del Pdl "per rappresentare un’idea e un gruppo di persone le quali ritengono che Monti non sia indispensabile e che la sua politica economica, come quella di Tremonti, sia distruttiva per il Paese", afferma lo stesso esponente del Pdl in un’intervista alla Stampa.

L’ex sottosegretario rimarca la differenza con la collega di partito Daniela Santanché: "Non attacco i colleghi di partito. Non mi scaglio contro Alfano, anzi vorrei che lui condividesse la mia posizione. La candidatura di Alfano è seria, ho stima per lui e non gli sparerò mai addosso. Semmai ci sono altre candidature di persone con poca storia e molta cronaca, tipo questo Samorì".

Se fosse al posto di Alfano, aggiunge, a Casini e Fini direbbe di "fare un passo indietro: cantano come fossero delle vergini, ma hanno esaurito il loro ruolo politico".