Bruxelles, 26 ottobre 2011 - Il vertice dell’Eurozona che continua nella notte a Bruxelles rischia di incontrare un grosso scoglio nel negoziato sulla partecipazione ‘volontaria’ dei creditori privati (banche e fondi d’investimento) al secondo programma di aiuti alla Grecia. I tedeschi non sarebbero per niente soddisfatti dell’offerta delle banche, che accetterebbero una svalutazione (‘haircut’) del 40% dei titoli greci in loro possesso, mentre Berlino e altre capitali chiedono di arrivare al 50-60 per cento. Il problema, tuttavia, non è tanto nella cifra, quanto nel fatto che per i tedeschi deve trattarsi di una riduzione del valore nominale dei bond: in altri termini, se i privati detengono 200 miliardi di titoli greci, il valore delle obbligazioni deve ridursi a 100 miliardi. Il timore è che, attraverso vari artifici contabili e giocando sull’allungamento dei tempi di rimborso, le banche finiscano col ridurre il debito greco molto meno di quanto previsto. Secondo i calcoli dei tedeschi, ad esempio, l’attuale offerta di una svalutazione del 40% corrisponderebbe, a livello nominale, a un riduzione pari appena al 20%. Il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkes pensano di condurre essi stessi questa notte dei negoziati con le banche creditrici della Grecia per convincerle ad accettare una perdita di circa il 50%. 

 

Meno problematica sembra essere la questione dell'aumento della 'potenza di fuoco' del Fondo di salvataggio dell'Eurozona (Efsf), che dovrebbe arrivare a circa 1.000 milardi di euro, combinando le due soluzioni prospettate: garanzie fino al 20-25 per cento per le emissioni di bond dei paesi sotto attacco dei mercati e nuovo Fondo speciale aperto agli investimenti delle economie emergenti e dell'Fmi per acquistare i bond sui mercati secondari. Sono, comunque, soluzioni che potranno funzionare come prima linea di fuoco contro il contagio, ma che per funzionare davvero avranno bisogno della presenza, alle spalle, della Bce e della sua potenza di fuoco illimitata. Da questo punto di vista, molto importanti sono le parole pronunciate oggi in Italia dal futuro presidente della Bce, Mario Draghi, quando ha assicurato che c'è la determinazione del sistema europeo e della Bce, "con le sue misure non convenzionali, a evitare che i malfunzionamenti sui mercati monetari e finanziari ostacolino la trasmissione monetaria".
 

 

LA BOZZA - La lettera contenenti gli impegni del governo italiano è arrivata in giornata  a Bruxelles: si parla di donne e uomini in pensione a 67 anni dal 2026, 5 miliardi all'anno per 3 anni dal piano di dismissioni del patrimonio pubblico (che arriverà entro il 30 novembre), riforma del lavoro con licenziamenti per motivi economici: sono alcuni dei punti che emergono dalla bozza della lettera di impegni protata a Bruxelles da governo italiano. Fra gli altri punti c'è una stretta sui contratti parasubordinati, per cui sono previste condizioni più stringenti per questi contratti. Inoltre sono già stati rivisti i requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità, che aumenteranno fino ad arrivare a regime dal 2013. 

 

BUONA IMPRESSIONE - "Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ci ha informati della lettera ricevuta da Berlusconi e dei dettagli del piano del governo e ha fatto un'impressione molto buona". Lo ha detto il premier polacco Donald Tusk, presidente di turno della Ue, al termine della sessione a 27 del vertice. Tusk ha indicato che è stato il presidente permanente Ue, Herman Van Rompuy, ad aver annunciato che l'Italia aveva inviato la lettera e che del caso italiano, in ogni caso, non si era discusso. La valutazione sulla lettera, di conseguenza, è da riferire a Van Rompuy e non all'insieme dei leader.

 

L'OK DELL'EUROGRUPPO -  Il documento conclusivo del vertice dell'Eurogruppo in corso a Bruxelles conterrà l'approvazione dei partner per le misure su cui si è impegnato oggi il governo italiano. Il paragrafo dedicato all'Italia, secondo quanto riferiscono fonti Ue, è frutto di una discussione fra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i presidenti Barroso e Van Rompuy sugli impegni presentati stasera a Bruxelles dal premier italiano. 

Accogliamo con favore i programmi dell’Italia per le riforme strutturali finalizzate a rafforzare la crescita e per la strategia di consolidamento fiscale, cosi’ come delineate nella lettera inviata ai Presidenti del Consiglio Europeo e della Commissione Europea ed invitiamo l’Italia a presentare urgentemente un ambizioso calendario per queste riforme. Apprezziamo l’impegno dell’Italia a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 e un surplus di bilancio strutturale nel 2014, portando ad una riduzione dell’indebitamento pubblico al 113% del PIL nel 2014, cosi’ come la prevista introduzione della regola del pareggio di bilancio nella Costituzione entro la meta’ del 2012”. E’ l’incipit del paragrafo che riguarda l’Italia nelle conclusioni del vertice Ue e che, a quanto si apprende, avrebbe avuto disco verde dai capi di Stato e di governo dell’Eurogruppo. 

“Invitiamo l’Italia - si legge ancora - a attuare le proposte riforme strutturali per aumentare la competitivita’ riducendo i vincoli burocratici, abolendo le tariffe minime nei servizi professionali e liberalizzando ulteriormente i servizi pubblici e le utilities. Prendiamo nota dell’impegno dell’Italia a riformare la legislazione del lavoro e in particolare le regole e le procedure dei licenziamenti e a rivedere l’attuale frammentato sistema di ammortizzatori sociali entro la fine del 2011, tenendo conto dei limiti delle finanze pubbliche. Prendiamo nota del piano di innalzare l’eta’ pensionabile a 67 anni entro il 2026 e raccomandiamo una rapida definizione dell’iter per raggiungere questo obiettivo”.

“Sosteniamo l’intenzione dell’Italia di rivedere i programmi dei fondi strutturali ridefinendo le priorita’ dei progetti e concentrandosi sull’istruzione, l’occupazione, l’agenda digitale e le reti infrastrutturali e ferroviarie con l’obiettivo di migliorare le condizioni per favorire la crescita e ridurre il divario regionale”, e’ la stesura del paragrafo che si chiude cosi’: “Invitiamo la Commissione a presentare una valutazione dettagliata delle misure e a monitorarne l’attuazione”.
 

 

ACCORDO SULLE BANCHE - Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha pubblicato una dichiarazione, alla fine del vertice straordinario dei 27 capi di Stato e di governo dell’Ue svoltosi stasera a Bruxelles, in cui, riprendendo in gran parte il testo delle conclusioni del Consiglio, illustra i termini dell’accordo raggiunto dai Ventisette sulla ricapitalizzazione delle banche secondo un “approccio coordinato” a livello Ue. L’accordo, afferma Van Rompuy nella dichiarazione, prevede che, “nelle attuali circostanze eccezionali” sia creato un “cuscinetto temporaneo che consenta al sistema bancario di resistere agli shock in modo affidabile”. Secondo quanto è stato concordato, “alle banche sarà richiesto di avere, entro il 30 giugno 2012, il 9% del capitale di alta qualità (ovvero un coefficiente patrimoniale ‘Core Tier 1’ del 9%, ndr). Questa cifra - continua la dichiarazione di Van Rompuy - dovrà prendere in conto una svalutazione dei titoli di Stato (detenuti dalle banche, ndr) al livello del loro valore di mercato al 30 settembre 2011”. Su questo punto, c’era stata nei giorni scorsi una controversia con Spagna, Italia e Portogallo, poi rientrata, perché in una prima versione dell’accordo si voleva ridurre il valore dei titoli di Stato di questi paesi al di sotto del loro attuale valore di mercato.


Quanto a chi debba sostenere i costi della ricapitalizzazione, è passata, come ampiamente previsto, la tesi sostenuta con forza dalla cancelliera tedesca Angela Merkel: prima le banche stesse, ricorrendo ai capitali privati, poi gli Stati in cui operano, se l’apporto dei capitali privati non è sufficiente, e solo in ultima analisi il Fondo di salvataggio dell’Eurozona (Efsf). “Le banche - spiega Van Rompuy - dovranno raccogliere i capitali innanzitutto dai privati , e solo se questo non è possibile, chiedere il sostegno dei governi nazionali. Se fornire questo sostegno non è possibile senza creare un rischio sistemico per l’Eurozona, allora sarà l’Efsf a fornire il prestiti per la ricapitalizzazione”.


Il presidente del Consiglio europeo sottolinea poi che “qualunque forma di sostegno pubblico, che sia nazionale o a livello europeo, dovrà ottemperare alle regole Ue sugli aiuti di Stato in un contesto di crisi. La Commissione europea ha indicato che applicherà queste regole con la necessaria proporzionalità, in considerazione del carattere sistemico della crisi”. “Con queste misure - conclude Van Rompuy - noi ripristiniamo la fiducia e riportiamo il settore bancario europeo su una base sana”.