Roma, 6 gennaio 2012 - Dopo l'appello alle privatizzazioni dell'Antitrust, non si sono fatte attendere le reazioni dei diretti interessati. I tassisti, ad esempio, che pensano che sia un bluff, ma che al contempo si dicono pronti a occupare le città se si dovesse realizzare.

Di certo, e c'era da aspettarselo, l’indicazione dell’Antitrust alla politica di aumentare il numero delle licenze dei taxi per migliorare il servizio, non piace ai rappresentanti degli autisti. “Se diventerà il parere del Governo, siamo pronti ad occupare le città”, dice Nicola Di Giacobbe, segretario nazionale dell’Unica Taxi della Cgil, mentre Loreno Bittarelli, presidente nazionale di Uritaxi, conferma che la categoria “è in forte fermento” e “che avrà una reazione fortissima” se l’esecutivo deciderà di proseguire sulla via della liberalizzazione del settore.

Nella segnalazione inviata ieri sera al Governo e al Parlamento, l’autorità suggerisce “di dare la possibilità agli attuali titolari delle licenze di vedersene assegnata un’altra gratuitamente. La nuova licenza - si legge nel documento - potrebbe essere venduta, recuperando la perdita di valore del titolo originario e, comunque, l’offerta del servizio di taxi registrerebbe un miglioramento significativo”.

La critica dei due sindacalisti è però netta: è un ulteriore tentativo di deregolamentare un servizio per darlo in pasto all’industrializzazione.

Se lo Stato, aggiunge Di Giacobbe, “in un periodo di crisi vuole intervenire in un settore e in un’economia come la nostra, dovrebbe regolare tutta quella parte di mercato come gli Ncc e l’abusivismo che attraverso un uso difforme delle autorizzazioni, non paga le tasse o le paga in parte. I tassisti - sottolinea - non hanno bisogno di elemosina nè di regali, vogliono contribuire al salvataggio del Paese ma avvertono politicanti ed economisti: Monti e chi lo consiglia parlano solo di taxi e hanno messo in atto un bluff per non affrontare i problemi veri del Paese e del trasporto pubblico locale”.


“I tassisti non sono evasori fiscali e non fanno elusione”, continua. La categoria è disposta a discutere del problema, ma non è disposta a “fare da cavia”. “In televisione e sui giornali - spiega ancora Di Giacobbe - si dibatte di questo problema, ma non ci sono tavoli di trattativa aperti. Il governo ci convochi. Siamo pronti a discutere, ma affrontando i problemi veri del trasporto pubblico locale e non solo dell’1% del mercato rappresentanto dai taxi”. I blitz che la Guardia di Finanza ha eseguito nei giorni scorsi nelle località frequentate dai vip non devo rimanere episodi isolati, conclude il sindacalista: “Quel che è stato fatto a Cortina deve diventare un esempio in tutta italia”.

Posizioni simili quelle espresse da Loreno Bittarelli, leader dell’Unione di rappresentanza italiana dei tassisti. “Si vuole regalare il nostro settore agli squali della finanza che lo vogliono industrializzare, si vogliono regalare interi settori economici a discapito della gente che lavora”, afferma. “è assurdo che i tassisti siano considerati come il problema dell’Italia - aggiunge -. Mi auguro che il Governo non si smentisca” e non proceda con la liberalizzazione delle licenze “altrimenti faremo le nostre battaglie".

A sostegno delle ragioni dei tassisti Bittarelli snocciola alcuni dati: “Un tassista romano fa mediamente 8 corse al giorno, se si dovessero raddoppiare le licenze (dalle 8 mila attuali, ndr) ne farà 4-5 al giorno. Come potranno sostenere tutte le spese di manutenzione e il costo della benzina?”.
Anche sul fronte delle tariffe, sostiene ancora, spesso vengono dette inesattezze: “Non è vero che in Italia ci sono quelle piu’ alte d’Europa. è vero il contrario: Roma e Napoli sono agli ultimi posti della classifica”.