Roma, 24 aprile 2012 - Per ora di tagliare le tasse, come chiedono a gran voce Bankitalia e Corte dei Conti, non se ne parla proprio. Incaricato da parte del governo di dare la cattiva notizia è il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, che assicura come l'esecutivo s'impegnerà comunque a ridurre l'imposizione fiscale e a facilitare la crescita del Paese.

In tutto ciò Angeletti Bonanni e Camusso si 'becchettano' sulla crisi economica e l'opportunità di organizzare uno sciopero generale.

GRILLI -  Il governo si impegna non appena possibile a una riduzione delle tasse ma al momento non è possibile perché si tratta ancora di andare avanti con il consolidamento dei conti pubblici. “Faremo tutti gli sforzi per tornare a crescere. Non appena possibile troveremo gli spazi per ridurre la tassazione ma questo non è ancora nelle nostre disponibilità" .
Del resto, è la tesi, il rigore non crea alcun corto circuito con la crescita. Sono due pilastri di una stessa casa, spiega Grilli: "La casa è l’Italia, che deve tornare a crescere. Faremo tutti gli sforzi in questa direzione”.

Il viceministro sulla crisi ostenta un certo ottimismo.  Rispondendo a chi gli chiedeva se siano preoccupati sull’attuale andamento dello spread  rispetto al Bund tedesco, Grilli ha spiegato: “Non siamo preoccupati, siamo consapevoli che ci sono molte turbolenze sui mercati per molte ragioni”. “Siamo ancora nella crisi ma ci stiamo muovendo verso una soluzione - ha detto Grilli - anche se quotidianamente o settimanalmente c’è qualcosa da aspettarsi”.

ANGELETTI - Il leader della Uil,{{WIKILINK}} Luigi Angeletti{{/WIKILINK}}, non crede ai tagli alla spesa promessi dal Governo per finanziare la crescita. ”Credo - ha detto intervenendo alla ‘Telefonata di Belpietro’ - che il Governo si stia piano piano impantanando. E’ incapace di muoversi, di fare sul serio cose incisive. La cosa seria sarebbe quella di ridurre le tasse, cioè di trovare i soldi attraverso tagli alla spesa pubblica e lotta all’evasione per ridurre le tasse, che è l’unica soluzione per uscire dalla recessione”.

Angeletti, si dice contrario alla proclamazione di uno sciopero generale: “L’economia sta andando molto male - ha detto - bisogna augurarci che lo sciopero non ci sia, perché se ci fosse davvero dovremmo augurarci che vada molto male perché un giorno di sciopero vale 0,5 punti di Pil”.
 

CAMUSSO -  “La discussione su iniziative comuni con Cisl e Uil resta aperta. Credo che vada anche mantenuta la prospettiva di sciopero”, dice invece il leader della Cgil, {{WIKILINK}}Susanna Camusso{{/WIKILINK}}, ha commentato le dichiarazioni di Angeletti. “Non so come abbia fatto questo conto sul Pil - ha affermato Camusso - mi sembra un po’ strano”.
Quanto all'allarme della Corte dei Conti, Camussi commenta: “A tre anni persi dal Governo precedente si sommano le scelte di manovre recessive. È un errore concentrare tutto sui debiti sovrani. Si sceglie di comprimere l’economia e non di investire sul lavoro e crescita”.

BONANNI  - “Come diceva papa Wojtyla lo sciopero è uno strumento estremo, l’estrema ratio. Quando ci vuole, ci vuole. Ma tutti i giorni no”, ha detto il leader della Cisl, {{WIKILINK}}Raffaele Bonanni{{/WIKILINK}}sottolineando che con un nuovo sciopero generale “non sapremmo come reggere le buste paga” dei lavoratori.
Sulle dichiarazioni del leader della Uil, Luigi Angeletti, secondo cui una giornata di sciopero corrisponde a una perdita di 0,5 punti di Pil, il numero uno della Cisl ha aggiunto: “Angeletti ha detto una cosa molto concreta: quanto costa lo sciopero per l’intera collettività”.