Roma, 18 settembre 2012 - "Non sono l’uomo nero", ma ''l'Italia dell'auto è precipitata in un buco di mercato senza precedenti''. E' davvero fosco il quadro che Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, dipinge in un'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica.

Dopo l’annuncio dell’addio al piano Fabbrica Italia, il numero uno del Lingotto rassicura: "Manterrò la Fiat in Italia con i guadagni fatti all’estero. Non mollo. Mi impegno, ma non posso farlo da solo. Ci vuole un impegno dell'Italia''. Il progetto di Marchionne in un mercato del lavoro in crisi in Italia è "sopravvivere alla tempesta con l’aiuto di quella parte dell’azienda che va bene in America del Nord e del Sud, per sostenere l’Italia: mi pare che sia un progetto strategico".

Marchionne rivendica che Fiat è "l’unica realtà industriale che può dare un senso allo sviluppo per questo Paese" e nega la chiusura di altri stabilimenti produttivi. "Io non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via", spiega.

L'a.d. replica anche agli attacchi del patron della Tod's, Diego Della Valle. ''Tutti parlano a cento all'ora, perché la Fiat è un bersaglio grosso - prosegue Marchionne - . Ci sarebbe da domandarsi chi ha dato la cattedra a molti maestri d'automobile improvvisati. ma significherebbe starnazzare nel pollaio più provinciale che c'è. Fintanto che attaccano, nessun problema. Ma lascino stare la Fiat''.

Alla domanda perchè i produttori europei sfornino modelli e la Fiat in Europa no, Marchionne replica: "Se io avessi lanciato adesso dei nuovi modelli avrebbero fatto la stessa fine della Panda di Pomigliano, la miglior Panda nella storia, 800 milioni di investimento, e il mercato non la prende perchè il mercato non c’è".

Tra i temi discussi anche quello del rapporto coi sindacati: "Io puntavo sulla riforma del mercato del lavoro e invece sul tavolo ho 70 cause aperte dalla Fiom". E sul possibile incontro con i ministri del governo Monti, Marchionne promette: "Se mi cercano li vedrò, certo. Mi impegno, ma non posso farlo da solo. Ci vuole - ha concluso - un impegno dell’Italia".

CISL - Inevitabili le repliche sia del mondo sindacale che di quello politico. "Chiedo a Marchionne di convocarci subito e di chiarire un solo aspetto: se il Piano Fabbrica Italia lo mantiene e lo utilizza quando riprende il mercato oppure, a prescindere da questo, lui non vuole più utilizzarlo", dice il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, precisando che il numero uno di Fiat "ha il dovere di farlo per lealtà". "Però voglio dire - prosegue Bonanni - che a Pomigliano e Grugliasco dove sono stati fatti gli accordi, e sono orgoglioso di averli fatti, il problema non esiste più, nel senso che la Fiat là produce ancora e proprio grazie a quegli accordi". In riferimento a un eventuale confronto con il Governo, Bonanni aggiunge che "Marchionne farebbe bene a incontrarsi con i pubblici poteri, anche perché ci sono molti siti industriali della Fiat che hanno bisogno di una maggiore efficienza di servizi e soprattutto di infrastrutture".

CGIL - "Marchionne ha tenuto una posizione molto difensiva, nella quale, però, non dà le risposte di cui il Paese ha bisogno". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta l’intervista del numero uno del Lingotto sulla permanenza della Fiat in Italia.

FIOM - Le rassicurazioni di Marchionne su Fabbrica Italia sono "solo un modo per prendere tempo. Non è la prima volta che dice che mantiene gli stabilimenti in Italia con le vendite ed i profitti fatti all’estero quindi penso che sia sempre più urgente che questo paese stabilisca un patto con la Fiat, serve un accordo e solo il Governo può farlo", dice invece al Gr Rai, Giorgio Airaudo, responsabile auto della Fiom. "Il Governo - aggiunge - può pure pensare di non mobilitare altre risorse ma non puo’ pensare di tassare gli italiani facendo scappare le aziende strategiche per questo paese e l’auto è ancora un’azienda strategica. Quello che sicuramente deve fare qualcosa e’ il Governo italiano".

FORNERO - L’intervista dell’ad di Fiat è "interessante, molto", ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, arrivando in Senato per un convegno. "E’ una bella intervista sotto tanti profili", ha aggiunto rispondendo alle domande dei cronisti.

RICCARDI - "La Fiat è una pagina di storia e di benessere per la società italiana, dice il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione, Andrea Riccardi, ospite di Radio Anch’io, su RadioUno. "E’ impensabile - continua l'esponente del governo - che il futuro della Fiat non passi attraverso l’Italia. Io credo che il legame che c’è tra la Fiat e il Paese sia indissolubile".

PARTITO DEMOCRATICO - Il Pd ha deciso di presentare una interrogazione al presidente del Consiglio e ai ministri dello Sviluppo Economico, del Lavoro e dell’Economia. "Marchionne nella sua intervista a Repubblica - afferma la senatrice Annamaria Carloni, prima firmataria dell’interrogazione - dichiara che la Fiat potrà restare in Italia grazie ai profitti realizzati in altri paesi ma non ci dice perché gli stabilimenti italiani abbiano perso centralità nel progetto Fiat. Sicché tutte le domande sulla valenza di ‘Fabbrica Italia’ restano senza risposta".

LEGA NORD - "Per la Lega Nord il gruppo Fiat ha il dovere morale di proporre soluzioni che non possono certo limitarsi alla presa d’atto delle difficoltà di mercato, ma che al contrario puntino al rilancio di un’azienda che più di tutte ha beneficiato del sistema". E’ quanto si legge in una nota del responsabile federale del dipartimento Sviluppo Economico della Lega Nord, Gianni Fava.

ITALI DEI VALORI - "L’unica cosa che riesce bene a Marchionne è quella di usare la crisi e i lavoratori come paravento dei suoi fallimenti. Dopo la bufala di Fabbrica Italia, dopo aver preso in giro per anni gli italiani, intascando migliaia di soldi pubblici, l’amministratore delegato della Fiat è stato capace solo di chiudere molti stabilimenti italiani, privare i lavoratori del contratto nazionale e registrare continue perdite di quote di mercato". Lo scrive in una nota il leader di Italia dei Valori, Antonio di Pietro, chiedendo che "il governo la smetta di fare melina e convochi immediatamente l’azienda a Palazzo Chigi per chiedere un piano industriale credibile e risposte certe sul futuro occupazionale degli stabilimenti italiani".