Milano, 7 aprile 2013 - La prima versione l’aveva definita un «pateracchio». La seconda, quella varata ieri, un passo avanti. Ma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, usa parole prudenti sul decreto che sblocca il pagamento alle imprese di 40 miliardi di debiti: «Non abbiamo il testo definitivo e quindi un giudizio compiuto. Ma in base alle prime informazioni ci sono stati certamente modifiche sostanziali e miglioramenti». Il verdetto finale arriverà domani, giorno in cui si attende la pubblicazione in Gazzetta ufficiale di un decreto al quale, visto anche l’acceso confronto in consiglio dei ministri tra Passera e Grilli, non è escluso che si continuerà a mettere mano in queste ore. Il «passo nella direzione giusta», aggiunge Squinzi, è rappresentato anche dalla possibilità di compensare i debiti fiscali con i crediti. Ma quel che conta, come aveva capito Giorgio Napolitano che ha preso a cuore il problema rappresentato al Colle proprio Squinzi (che «ringrazia» il Quirinale), è avere uno «Stato civile» che onora i suoi debiti. Ridare liquidità alle imprese è una «spinta alla ripartenza di un Paese che non merita una crisi così disperata».
La richiesta di Confindustria era di pagare almeno 48 miliardi di debiti perché le imprese «sono disperate».

E, non pagate dallo Stato, a loro volta chiudono o congelano i debiti con l’anomalia assoluta del concordato in continuità: «Ne ricevo due al giorno», confessa Squinzi che da gennaio 2012, come patron della Mapei, vanta 50 milioni di crediti non pagati in Italia. Nonostante la crisi, invece, in Spagna i pagamenti non sono peggiorati, in Francia si salda a 45 giorni e in Germania a 30. Insomma, per Squinzi stiamo crollando, il «tempo è scaduto» e serve un governo, anche una «prorogatio» di Monti, purché si agisca in fretta.

Le aziende del terziario, dell’artigianato e del commercio, rincara la dose il presidente di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli, «sono al collasso». E «il provvedimento del Governo dimostra che non si è ancora compresa questa emergenza». Per Sangalli, si «ignorano due elementi fondamentali: immediato sblocco delle risorse e modalità semplificate di accesso». Più positivi banchieri, costruttori edili, cooperative e sindacati. Per il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, il governo ha «riconosciuto, come avevamo sollecitato, l’estrema importanza e urgenza del pagamento dei debiti». Di «passo importante» parla il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, e anche Giuliano Poletti (Alleanza Cooperative italiane) secondo il quale però «molti problemi restano ancora aperti». Il leader Cisl, Raffaele Bonanni, si augura che «questi soldi siano impiegati dalle imprese per nuovi investimenti e per creare posti di lavoro».

Achille Perego