Roma, 9 gennaio 2014 - "Il governo in tutti questi mesi ha dovuto prendere moltissime decisioni per fronteggiare una crisi che dura da molti anni, quindi direi che non annaspa affatto". A dirlo è Enrico Giovannini, ministro del Lavoro, intervenendo a 'Prima di tutto' su Radio1. "Il patto di governo per il 2014 deve essere estremamente concreto, anche per rispondere alla drammaticità dei dati sul mercato del lavoro - ha aggiunto - siamo a un livello inaccettabile di disoccupazione giovanile".

Il ministro ha anche parlato dello 'Jobs act' di Matteo Renzi, le cui molte proposte - a suo dire - prevedono investimenti consistenti. Secondo Giovannini "la proposta di Renzi sulla natura dei contratti e le tutele ad essi collegati non è nuova, ma va dettagliata meglio".

"Nel passato vi sono state due proposte contrapposte: una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l’azienda può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro all’inizio attraverso un indennizzo monetario, per poi invece con il passare degli anni lavorati tornare per il lavoratore a una situazione standard, quella protetta dall’articolo 18; una proposta invece del professore Ichino in cui l’articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi bisogna capire di cosa si sta parlando", ha aggiunto Giovannini.

Secondo il ministro "noi adesso abbiamo ogni trimestre circa 400mila assunzioni a tempo indeterminato e circa 1 milione e 6 a tempo determinato. Allora riuscire a trasformare contratti precari in contratti di più lunga durata è un obiettivo assolutamente condivisibile, che però in un momento di grande incertezza come questo molte imprese siano disponibili ad andare in questa direzione è un fatto fa verificare. C’è poi da dire che molte delle proposte presentate da Renzi in questa lista prevedono investimenti consistenti". 

IL TWEET DI RENZI - Il segretario del Pd, però, attraverso Twitter è tornato a ribadire che il suo 'Jobs act' è solo una bozza e che sono "gradite idee, critiche e commenti".

CISL - La proposta di Renzi, intanto, raccoglie il "sì" della Cisl. "Ne dobbiamo discutere ma siamo tendenzialmente favorevoli", ha detto infatti il segretario Raffaele Bonanni intervistato da Skytg24. Bonanni ha rilevato come la "flessibilità" va bene "a patto che venga pagata di più" e piace l’idea "di dare forza a un solo contratto ed eliminare quei contratti civetta che servono solo per pagare meno le persone, specie giovani".

UGL - Di parere opposto, invece, l'Ugl. "Il Job Act di Matteo Renzi, pur presentandosi generico e incompleto, sembra essere stato scritto per uno Stato totalitario comunista nel quale il partito unico interviene unilateralmente sulle diverse istanze di un intero Paese", scrive il segretario Giovanni Centrella, secondo il quale "non si capisce con chiarezza dove Renzi intenda trovare le risorse ingenti per finanziare un taglio del 10% del costo dell’energia elettrica o un assegno universale per chi perde il posto di lavoro". Allo stesso tempo, " 'il contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti’ è una formula accattivante dietro alla quale si nasconde una inutile sospensione di garanzie proprio nei confronti dei più deboli, cioè i giovani, che tanto tardano a realizzarsi proprio a causa della precarietà". Infine, "nei confronti dei sindacati - dichiara Centrella - il segretario del Pd continua ad usare toni quasi "padronali" che mal si conciliano con il suo sostegno alla presenza di rappresentanti eletti dai lavoratori nei CdA delle aziende".

CAMUSSO - "Non possiamo che salutare con favore il dibattito politico che finalmente parla di lavoro e il fatto che il più grande partito del centrosinistra sta impegnandosi a fare proposte", dice, dal canto suo, il leader della Cgil, Susanna Camusso, che rimprovera all'attuale governo "di non aver avuto il coraggio di scegliere il cambiamento". "Il dibattito che si è aperto sul lavoro - ha aggiunto - è lo straordinario risultato della nostra resistenza, della nostra richiesta di ripartire dal lavoro. Avremmo sperato in una maggiore ambizione, a partire ad esempio dalla creazione del lavoro, delle risorse, penso alla patrimoniale. Ma è già importante avere il tema del lavoro al centro".

CIGL SPACCATA - Ma se Camusso apre alla discussione, c'è chi all'interno del suo sindacato boccia senza mezzi termini la bozza del sindaco di Firenze. "Ci sono almeno tre ragioni per dire no al JobS Act di Renzi e per contrastarlo", afferma Giorgio Cremaschi, membro del Comitato direttivo della Cgil e primo firmatario del documento congressuale di minoranza ‘Il sindacato è un’altra cosà. "Per questo - prosegue - non siamo d’accordo con la cautela di Susanna Camusso o con le aperture di Maurizio Landini". La prima, spiega Cremaschi, "è perché tutta l’ideologia del progetto è quella liberista di sempre secondo cui per creare lavoro bisogna togliere vincoli alle imprese ed esaltare la globalizzazione. La crisi economica attuale e la disoccupazione di massa sono figlie di questa ideologia". La seconda ragione, aggiunge, "è che si allude ambiguamente alla estensione della indennità di disoccupazione, senza chiarire se questa si aggiunge a quello che già c’è oggi, e allora bisogna finanziarla, o lo sostituisce e allora sono i lavoratori che la pagano finendo in mezzo a una strada".
La terza ragione, conclude Cremaschi, "è il contratto di inserimento con piena libertà di licenziamento per i nuovi assunti che estenderà ancora la precarietà del lavoro e che aprirà la via a licenziamenti di massa. Infatti sarà sempre più conveniente licenziare lavoratori con articolo 18 per sostituirli con nuovi assunto senza diritti. Si sta già facendo nelle piccole aziende e la liberalizzazione di Renzi lo generalizzerà alle grandi".

FORZA ITALIA - "Noi valuteremo con grande attenzione e rispetto ogni proposta tesa a creare lavoro, ma ricordiamo che occorrono fatti reali. Quelle di Renzi appaiono per il momento, come dire, indicazioni generiche. Non ci sono coperture economiche, il costo soprattutto della tutela dei non garantiti, di coloro che perdono il lavoro", è il commento del forzista Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, a Radio Anch'io.

UE - E se il dibattito politico resta aperto sull'iniziativa di Renzi, dall'Europa arriva invece un plauso. "Alcuni dei punti chiave del Jobs Act del segretario del Pd Matteo Renzi sono in linea con le raccomandazioni Ue sul mercato del lavoro", anche se "aspettiamo i dettagli", ha affermato il commissario Ue al Lavoro, Lazlo Andor. A suo giudizio, infatti, bisogna infatti rendere "più inclusivo e dinamico" il mercato del lavoro. In Italia, i fattori che incidono di più sono l’ "eccessiva segmentazione" e il "gap generazionale" tra le persone colpite dalla disoccupazione.