New Delhi, 24 aprile 2012 -  Nè l'accordo con le famiglie dei due pescatori morti - alle quali l'Italia verserà circa 150mila euro - e neppure il gesto eroico di uno dei nostri marò, che ieri ha salvato un reporter, hanno ammorbidito la posizione dell'India sulla questione dei marò arrestati a Kerala il 15 febbraio.

L’India ha infatti  ribadito che il caso dei due marò "rientra nella nostra giurisdizione", ripetendo la posizione assunta fin dall’inizio della vicenda.  Lo ha detto un portavoce del ministero degli Esteri in un incontro con i giornalisti a New Delhi.  "Come sapete, presso la Corte Suprema è stato presentato un ricorso sulla giurisdizione della legge indiana in merito all’arresto di due militari italiani e il governo indiano presenterà le sue osservazioni nella prossima seduta dell’8 maggio", ha precisato il portavoce .

Ricordando di essere a conoscenza che "ci sono opinioni diverse" sulla questione e che "’India è una democrazia", ha poi aggiunto che il governo "si adeguerà al responso della Corte Suprema".

L'INDENNIZZO ALLE FAMIGLIE - Il governo italiano e i familiari dei due pescatori uccisi nell’incidente che ha coinvolto i due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre hanno firmato oggi un accordo extragiudiziale davanti all’Alta Corte del Kerala. A riferirlo è la stampa indiana.

La scorsa settimana, Roma aveva offerto come donazione ‘ex gratia’ 10 milioni di rupie (quasi 150mila euro) a ciascuna famiglia. Il ministro della Difesa Giampaolo di Paola aveva definito l'accordo "un atto di generosità" da parte italiana, "al di fuori del contesto giuridico".

Dopo la firma, i parenti di Gelastine e Ajeshj Binki, i due pescatori uccisi il 15 febbraio al largo del Kerala, hanno fatto sapere che rinunceranno a esercitare qualsiasi azione legale contro i marò. "Perdoniamo i nostri fratelli italiani", ha affermato un familiare.

Ieri la Corte Suprema di New Delhi aveva ammesso il ricorso italiano contro l’arresto dei due militari, accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati.