Ramallah, 7 novembre 2013 - L’Olp, Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha chiesto un’indagine internazionale per far luce sulla morte dell’ex leader Yasser Arafat all’indomani della conferma degli esperti di Losanna che hanno confermato l’avvelenamento con il polonio. “I risultati - ha affermato Wasel Abu Yusef membro dell’organizzazione - hanno provato che Arafat è stato avvelenato con il polonio, sostanza in possesso di Stati non di singole persone. Quindi il crimine è stato commesso da uno Stato”. Yusef ha suggerito la formazione di un comitato internazionale per indagare sulle cause della morte del leader, così come era successo per l’ex premier libanese Rafiq Hariri.

CONFERENZA MEDICI DI LOSANNA  - Sul corpo dell’ex presidente palestinese Yasser Arafat è stata riscontrata una quantità “significativa” di polonio: lo hanno detto gli esperti svizzeri che stanno tenendo una conferenza stampa ritrasmessa in diretta dai media.

Non si può confermare né escludere che la causa della morte dell’ex presidente palestinese Yasser Arafat sia da attribuire al polonio: lo hanno annunciato gli esperti svizzeri che hanno esaminato i resti dell’ex leader palestinese, morto nel 2004, i quali hanno tuttavia sottolineato come la quantità della sostanza letale trovata sul suo corpo siano “significativi”.

ISRAELE: NESSUN MOTIVO PER UCCIDERE ARAFAT - Dov Weisglas e Raana¡n Guisin, due dei principali consiglieri dell’ex premier israeliano, Ariel Sharon, assicurano che le accuse contro Israele per il presunto avvelenamento di Yasser Arafat sono infondate perché nel 2004 il leader palestinese “era già marginalizzato”. Weisglas, uomo di fiducia di Sharon, dalle pagine del quotidiano israeliano Yediot Ahronot osserva che il leader dell’Anp nel 2004 era già ai margini della politica palestinese e aggiunge: “Finché ci fui io, nel periodo in cui ero alla guida dell’ufficio del premier, nessuno pensò ad avvelenare Arafat o a causargli un danno fisico”. Quanto a Guisin, che fu portavoce e un altro degli uomini più vicini a Sharon, osserva che il tema è ricorrente sui media e che riappare “ogni sei mesi”.