Bangkok, 11 marzo 2014 - L’Interpol ha diffuso i nomi e un’immagine dei due passeggeri che si sono imbarcati con passaporti falsi a bordo del volo di Malaysian Airlines con 239 persone a bordo scomparso sabato fra Malesia e Vietnam. Si tratta di due iraniani, identificati come Pouri Nourmohammadi, di 19 anni, e Delavar Seyedmohammaderza, di 29 anni. Nella foto si vedono i due mentre si imbarcano sull’aereo contemporaneamente. Secondo quanto aveva riferito stamattina la polizia malese, si pensa che il 19enne avesse in programma di raggiungere la madre a Francoforte per chiedere asilo in Germania.

INTERPOL: IMPROBABILE ATTENTATO TERRORISTICO  - Il capo dell’Interpol, l’agenzia di polizia internazionale, ritiene che la scomparsa dell’aereo non sia stata causata da un attentato terroristico.  "Più raccogliamo informazioni, e più siamo inclini a concludere che non si sia trattato di un’azione terroristica", ha detto il segretario generale dell’Interpol, Ronald Noble. "Si tratta di traffico di esseri umani", ha detto sulla presenza a bordo dell’aereo di due persone con falsi passaporti europei.

MA LA CIA NON ESCLUDE - La pista terroristica non può essere scartata, dice però il numero uno della Cia, John Brennan, ribadendo però come nessuna rivendicazione sia finora giunta alle autorità che indagano sul caso.

LA CINA RIPOSIZIONA I SATELLITI PER TROVARLO - La Cina ha riposizionato 10 dei suoi satelliti nella speranza di localizzare il Boeing. Almeno due terzi delle 239 persone a bordo del velivolo erano cinesi e Pechino sta ovviamente seguendo con grande attenzione gli sviluppi della vicenda. Secondo la stampa ufficiale, i satelliti, che sono ad alta definizione e controllati dalla base di Xian, nel nord del Paese, saranno utilizzati per aiutare la navigazione, l’osservazione delle condizioni meteorologiche, le comunicazioni e tutti gli altri aspetti delle ricerche. Al momento le squadre impegnate nelle ricerche provengono da nove Paesi: Cina, Malaysia, Usa, Singapore, Vietnam, Nuova Zelanda, Indonesia, Australia e Thailandia.

I CELLULARI DEI PASSEGGERI SQUILLANO - Quattro giorni dopo la scomparsa del volo, 19 famiglie di passeggeri cinesi dispersi hanno affermato di aver ottenuto linea libera e udito squilli senza risposta quando hanno provato a chiamare i loro cari sui cellulari. Lo riportano i media cinesi, dopo che già domenica almeno un caso simile nel Paese era stato fatto vedere in tv. Le famiglie avrebbero firmato un comunicato stilato assieme, per confermare l’accaduto. Secondo il Washington Post, inoltre, il parente di un disperso sostiene che il profilo dell’uomo su un software cinese di nome QQ lo mostra ancora online. Un esperto di telefonia citato dall’emittente americana Nbc, Jeff Kagan, ha spiegato tuttavia che gli squilli fantasma non significhino per forza che i telefoni riceventi siano accesi, attribuendo il fenomeno al palleggio di ricerca del segnale tra le reti internazionali.

WP: LO STRANO CASO DELL'AEREO SCOMPARSO - Le chiamate di emergenza e i satelliti Gps possono individuare esattamente dove ci troviamo e inviare aiuti. Durante i voli è possibile seguire dove ci troviamo durante il viaggio. E ancora le reti WiFi dicono a Google se ci troviamo a New York o a Londra, in modo che ci possa dare consigli dettagliati su dove andare a magiare e a bere. Di fronte a tutta questa tecnologia - scrive il Washington Post - come è possibile che non si riesca a capire che fine abbia fatto il volo 370 di Malaysia Airlines, scomparso da tre giorni con a bordo 239 passeggeri? La risposta potrebbe mettere in luce le mancanze delle tecnologie appena citate. In primo luogo ci dobbiamo chiedere che cosa è successo ai radar: il problema è che questi dispositivi hanno delle zone grigie, soprattutto quando i velivoli viaggiano in mare aperto. In questo caso i piloti devono usare segnali radio per riuscire a comunicare fino all’arrivo del nuovo radar. Il contatto con il volo di Boeing è stato perso forse quando l’aereo è entrato nel territorio vietnamita lasciando la Malesia.

Il Washington Post si chiede se le mappe che i passeggeri vedono durante la loro permanenza a bordo possano essere utili per ricostruire il disastro. Anche in questo caso la risposta è negativa: le immagini sono l’insieme di informazioni prese da stazioni di terra. Se anche dovessero essere trovate non svelerebbero alcun dettaglio. Qualcuno avrebbe potuto spegnere i radar di emergenza, ma siccome nessuno ha inviato richieste di aiuto, e sembra che a bordo non ci siano stati attacchi terroristici, per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto spegnere il dispositivo? Oltre a questo neppure i cellulari possono essere rintracciati per capire gli ultimi movimenti del Boeing? Il Washington Post nega anche questa possibilità visto che se i telefonini si trovano in zone senza copertura non possono essere rintracciati. E neppure la tecnologia Gps può essere d’aiuto visto che l’assenza di rete disabilita anche la localizzazione satellitare.

Un’ancora di salvezza sarebbe rappresentata dai sistemi WiFi, ma sembra che la compagnia aerea coinvolta non offrisse questo servizio ai suoi passeggeri come invece avviene per molti operatori americani o europei. Ma in tutto questo ci sarebbero altre tecnologie in grado di controllare sempre (e senza buchi) i movimenti di un aereo? La Federal Aviation Administration, l’agenzia federale che si occupa di controllare il traffico aereo, vorrebbe adottare sistemi di controllo che usano i satelliti a bordo dei velivoli. Sono strumenti in grado di sapere sempre in quale luogo si trova un aereo, anche se in mare aperto: usandolo insieme a un altro sistema (l’Ads-b) sarebbe possibile tenere sotto controllo da terra il volo. Le autorità americane che si stanno occupando delle ricerche del Boeing hanno anche controllato i loro satelliti spia, ma non hanno trovato alcuna immagine capace di sciogliere il mistero del volo diretto da Kuala Lumpur, capitale della Malesia, a Pechino.