Roma, 9 giugno 2011 - Il governo ha ritirato il nuovo emendamento presentato al ddl anticorruzione in Senato, in ottempreanza a quanto fatto notare dal presidente Renato Schifani, ovvero che l’articolo 97 del regolamento del Senato vieta la reintroduzione in discussione di qualcosa già bocciato da un voto d’Aula. Quindi, l’esecutivo ha proceduto il ritiro prima che Schifani dovesse dichiarare inammissibile l’emendamento con cui si voleva reintrodurre una Commissione di controllo sulla corruzione nella Pubblica amministrazione.

Quindi, Schifani ha rivolto ai senatori un appello “a che nei giorni a venire si trovi, anche fuori da Aula e Commissione, un accordo tra i partiti per la presentazione di una norma condivisa”. La presidenza si è infatti resa disponibile a reintrodurre in discussione sulla Commissione di controllo, superando di fatto i vincoli posti dall’articolo 97, “solo in presenza di una volontà unanime dell’Aula”.

SCHIFANI - “Prendo atto del ritiro dell’emendament- ha detto il Presidente del Senato - e quindi non mi pronuncio sulla ammissibilità”.

“Ieri- spiega Schifani- si era raggiunta un’intesa che oggi non c’è più”. Secondo l’opposizione, la novità di un organismo neutro non è presente nell’emendamento del governo. Vi sono poi “dichiarazioni e appelli a nuove formulazioni”, ma la presidenza deve “muoversi nel rispetto delle regole”. E l’articolo 97 del regolamento prevede la non ammissibilità di un emendamento che tratti “lo stesso argomento su cui c’è già stato un voto” negativo. “Non sfugge a nessuno che il regolamento è chiaro e va applicato”.

Ed è evidente, sottolinea Schifani, che “la nuova formulazione del governo non fa altro che riaffrontare lo stesso argomento” bocciato ieri.

FINOCCHIARO - “Siamo soddisfatti per il ritiro da parte del Governo dell’emendamento” relativo all’articolo 1 del disegno di legge anticorruzione. Lo ha detto Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, spiegando che si tratta “di una nostra iniziativa andata a buon fine”.

L’opposizione, ha aggiunto Finocchiaro, lavorera’ ora con la maggioranza e col Governo per trovare “una soluzione condivisa” su un nuovo testo dell’articolo 1, così come auspicato dal presidente del Senato, Renato Schifani. “Ci auguriamo - ha detto - un atteggiamento responsabile del Governo nel rispetto dell’accordo e delle opposizioni”.

LO SCONTRO - In precedenza, si era consumato in Senato l'ennesimo scontro tra maggioranza e opposizione. Oggetto del contendere, era su chi avrebbe dovuto fare riferimento la Commissione di controllo sull’anticorruzione. L'emendamento al ddl anticorruzione presentato questa mattina di fatto reintroduceva quanto bocciato ieri dall’Aula, ovvero il fatto che le funzioni di vigilanza e controllo sull’attività di contrasto alla corruzione siano attribuite a una Commissione indipendente, composta da cinque esperti nominati su proposta del ministro della Pubblica amministrazione e del ministro dell’Attuazione del programma.

La novità più saliente rispetto alla norma bocciata ieri, quindi, constava nel fatto che la Commissione avrebbe riferito al Parlamento entro il 31 dicembre di ciascun anno sulla sua attività di contrasto alla corruzione nella Pubblica amministrazione.

Non abbastanza per la Capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, che in Aula ha duramente replicato al governo, sostenendo che “non è possibile reintrodurre con un nuovo emendamento quanto bocciato ieri dall’Aula” e che “non c’è garanzia per le opposizioni”.

Quindi, Finocchiaro è tornata a parlare nel merito del provvedeimento, sottolineando la necessità si un accordo politico tra governo e opposizioni, accordo però che va rispettato.

Parimenti, molti senatori delle opposizioni si sono raccordati con Finocchiaro, sottolineando la necessità di tornare in commissione per trovare un punto di contatto sulla norma. Anche dal vicecapogruppo del Pdl, Gaetano Quagliariello, ha dato il suo appoggio alle opposizioni, chiedendo al governo di ritirare la norma presentata stamnattina e presentarne un altra “essenziale” sulla quale discutere in commissione.

A replicare in nome del governo il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, Andrea Augello, che ha chiesto di “mettere da parte ogni azione muscolare” e di cercare ancora la strada del dialogo, ma “in tempi ragionevoli”.

A ‘tagliare la testa al toro' è infine intervenuto il presidente del Senato, Renato Schifani, che ha abbreviato l’incontro con una delegazione di gionalisti cinesi per tornare a presiedere l’Aula. Schifani, infatti, ha elencato i pochi senatori ancora in lista per parlare e poi, ha detto, “decido io”, come da prerogastive della presidenza.