Roma, 8 ottobre 2011 - Sarà fatto martedì prossimo, probabilmente, un nuovo punto sul decreto sviluppo. Il ministro per lo Sviluppo economico dovrebbe incontrare di nuovi i colleghi e i tecnici l'11 ottobre. Il 'costo zero' che dovrà caratterizzare il provvedimento rappresenta uno dei principali ostacoli al raggiungimento di una sintesi.

 

LE RISORSE SUL TAVOLO - Fondi per il provvedimento potrebbero arrivare da un eventuale condono ma Palazzo Chigi ha smentito e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti si è schierato apertamente per il no. Farlo, ha detto il ministro, "vorrebbe dire frenare sul nascere il progetto di contrasto all'evasione fiscale, sarebbe un togliere forza al nostro vero obiettivo".

 

Ma il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, alla Camera insiste: per abbattere il debito servono "misure di finanza straordinaria" tra cui "eventualmente" ci può essere anche il "condono edilizio e fiscale". Per Cicchitto “dobbiamo abbattere il debito e dobbiamo ricorrere a forme di finanza straordinaria: una patrimoniale morbida al 5 per mille, la riforma delle pensioni, la dismissione delle proprietà dello stato e se questo non basta eventualmente anche un condono edilizio e fiscale. E io non credo che l’etica si misura su questo”.
 

 

Tra le fila della maggioranza c'è chi insiste e lavora a raccogliere consensi da trasformare in un emendamento al decreto una volta in Parlamento. Tra le ipotesi più probabili una serie di norme di semplificazione per favorire la concorrenza e per lo snellimento burocratico cui stanno lavorando i ministri Roberto Calderoli e Renato Brunetta.

 

Misure, queste ultime, che potrebbero piacere agli industriali che, al momento, sono ancora molto scettici. "Il dl sviluppo è un'occasione. Se quello che sentiamo è quello che sarà, pensiamo che non sia sufficiente", ha ammonito il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, qualche giorno fa.

 

Al momento per il decreto Sviluppo ci sono sul piatto solo le risorse extra arrivate dalla gara per le frequenze per la quale gli operatori di tlc hanno sborsato poco meno di 4 miliardi. Nelle disponibilità del ministero ci sono circa 770 milioni che la legge di Stabilità dello scorso anno prevede siano destinati allo stesso settore delle telecomunicazioni.

 

IL NODO SOCIETA' DELLA RETE - Queste risorse che Romani pensava di destinare in toto alla società delle rete pubblico-privata potrebbero però essere anche suddivise. Una parte potrebbe andare alla società della rete che dovrebbe vedere la luce con il decreto sviluppo, un'altra potrebbe essere destinata a spingere la domanda attraverso incentivi o favorendo lo sviluppo dei servizi Lte possibili ora con le nuove frequenze.

 

Alla società della rete rimarrebbe il compito di colmare il digital divide, ad esempio, con la fibra nei distretti industriali a fallimento di mercato, in modo da non essere in concorrenza con un progetto come quello cui punta Metroweb e guardato con interesse dagli operatori, a cominciare da Telecom.

 

La società della rete potrebbe intervenire dove le aziende non accedono ai servizi in banda larga, ovvero in quei distretti industriali in cui gli investimenti sono difficili perch é il ritorno economico non c'è. Ma su questo il ministro Romani si scontra con gli operatori che se da un lato chiedono al governo di intervenire per colmare il digital divide con le extra risorse della gara per le frequenze, dall'altro si oppongono a una società della rete pubblico-privata che lo faccia.