Roma, 8 giugno 2012 - Nella complessa partita del rinnovo del vertice Rai il premier Monti rompe gli indugi e indica i nomi di pertinenza del governo: Anna Maria Tarantola, attuale vice di Bankitalia, presidente; Luigi Gubitosi, ex ad di Wind, direttore generale; Marco Pinto, vice capo di Gabinetto del Tesoro, consigliere di riferimento per l'azionista. Nomi a sorpresa, rispetto a quelli circolati nelle ultime settimane e, in serata dopo un colloquio con il Colle, il presidente del Consiglio annuncia anche modifiche alla governance dell’azienda, nel segno di un rafforzamento dei poteri del presidente.

Rispettate invece le indiscrezioni della vigilia per l’Agcom: come presidente il premier indica Angelo Marcello Cardani, bocconiano di lungo corso e già suo vice capo di gabinetto a Bruxelles. Alla neonata Autorità dei Trasporti arrivano invece Mario Sebastiani come presidente, Pasquale De Lise e Barbara Marinali.

Obiettivo, spiega lo stesso Monti, "rendere più efficace ed efficiente la gestione della Rai", avvicinandola al modello delle grandi aziende europee e mondiali. Di qui alcune "limitate ma essenziali" modifiche alla governance, senza toccare la legge Gasparri: d’ora in poi il presidente della Rai potrà "approvare su proposta del dg atti e contratti aziendali che comportino una spesa superiore ai 2,5 milioni, fino a 10 milioni, e di nominare, su proposta, del dg, dirigenti non editoriali di primo e secondo livello". Per le nomine editoriali, ci tiene a precisare Monti, "continuerà ad avere competenza il cda e questo consentira’ il pieno rispetto delle esigenze del pluralismo".

Il premier puntualizza che la scelta dei nomi è stata fatta sulla base dei "criteri di competenza" e "neutralità dal punto di vista politico". Niente figure, come in passato, provenienti dal mondo della cultura, del giornalismo e della tv perché, dice ancora il Professore, "la Rai è ricchissima in proprio di talenti da questo punto di vista" e piuttosto "bisognosa di una solidità di gestione e di una tranquillità da perturbazioni alle quali può essere sposta, sensibile com’è al mondo circostante".

E allora ecco Tarantola, "perché ha dato molte prove nella sua vita di avere un senso di garanzia istituzionale molto spiccato: è una persona molto equilibrata e vigile, pensiamo che abbia tutte le caratteristiche per dare sicurezza, tranquillità e orientamento alla vita dell’azienda e dell’istituzione Rai". Quanto a Gubitosi, è "una figura di manager molto riconosciuta sul piano italiano e internazionale". Insomma, una scelta - aggiunge Monti - che non vuole essere "una prova di forza" verso i partiti della maggioranza, bensì "una prova di buon governo".

Monti ringrazia il vertice uscente ("il fatto che non ne abbiamo proposto la conferma non significa affatto una non valutazione importanza loro contributo") e manda un messaggio ai partiti: "Auspico che le forze politiche, il Parlamento adottino criteri elevati di professionalità, di indipendenza, per l’individuazione degli altri membri del cda". A questo punto la macchina è in moto: l’ufficio di presidenza della Vigilanza deciderà martedì i tempi per l’apertura del seggio destinato a eleggere gli altri sette membri del cda e per ratificare il presidente indicato, che dovrà ottenere una maggioranza di due terzi.

GARIMBERTI - Dall’interno dell’azienda, il presidente uscente Paolo Garimberti si dice "sollevato che finalmente si vada delineando con certezza il futuro della Rai. C’era bisogno di chiarezza e rapidità e c’è ancora bisogno di tenere l’azienda lontana e al riparo da giochi politici".

POLEMICHE - Dal fronte politico il più critico è il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, che parla di "nomine espressione di poteri forti".  Sarcastici invece i commenti del giornalista Michele Santoro ("Mi pare che Monti abbia una banca al posto del cervello") e del direttore di Rai 4 Carlo Freccero ('Sono alieni. Bisogna verificare se hanno il televisore a casa, se la guardano, quali programmi. Monti ha confuso la Rai con una banca. E' come nominare un romanziere presidente di un istituto di fisica nucleare'').

Insoddisfatta anche l'Usigrai. "Il classico topolino partorito dalla montagna -scrive in una nota il segretario Carlo Verna -. Dopo tanto dire e con tanto ancora da fare col passaggio in Vigilanza i nomi senza nessun intervento sul contesto, rinunciando a toccare l’orrida legge Gasparri, costituiscono minimalismo". Il sindacato, in particolare, esprime "amarezza perché ancora una volta si è voluto che nessuno fosse profeta in patria, nonostante l’esistenza in Rai di persone in grado di guidare l’azienda, naturalmente se liberata da lacci e lacciuoli e messa in condizione di esprimere autonomia industriale ed editoriale".