Roma, 14 luglio 2012  - E’ scontro nel Pd sulle primarie e sui matrimoni gay. Si è chiusa con questi due fronti ancora aperti l’assemblea del Partito Democratico. Il segretario Pierluigi Bersani ha annunciato che le primarie ci saranno entro l’anno, saranno aperte e non ci sarà un unico candidato, anche se su regole e statuto se ne riparlerà dopo l’estate. Una data? Non la decide il Pd visto che le primarie si fanno non da soli ma con gli altri alleati. Prima della bagarre finale, un punto fermo invece sulla legge elettorale: "Non arrendiamoci al porcellum", ha detto il segretario dei democratici.

LA POSIZIONE DEL SEGRETARIO - "Possiamo certamente dire quali criteri proporrà il Pd per delle primarie da tenersi, come è logico, in una ragionevole distanza dalle elezioni, e cioè entro la fine dell’anno - ha sottolineato Bersani. - Ho detto che sono aperte e che non ci sono barriere, si fissa una data ma non le convochiamo noi". "Dalla direzione - ha spiegato ancora - è venuto un criterio di apertura, che suggerisce di privilegiare l’allargamento della partecipazione piuttosto che l’allestimento di barriere". Un criterio di cui "sono personalmente molto convinto" che corrisponde “all’idea di investire, anche rischiando qualcosa, sul rapporto fra politica e società che oggi è largamente in crisi. In nome di questa logica, mentre ho ritenuto giusto dichiarare da subito la candidatura del segretrario del Pd, anche in ossequio alle regole statutarie, ho chiesto e chiedo che questa non sia in via di principio una candidatura esclusiva".

LA REPLICA DI RENZI - A stretto giro di posta è arrivata la risposta del sindaco di Firenze, Matteo Renzi: "Le primarie non saranno un concorso di bellezza né un festivalbar. Accontenteremo il segretario. Ci saranno anche altri candidati più giovani" che devono avere il coraggio di tirare fuori "la faccia e le idee". E poi su twitter ha aggiunto: "Bersani ha detto: primarie entro il 2012. Bene. Noi non faremo passi indietro come Angelino Alfano con il suo capo. Noi ci saremo". Nella sua replica, prima che scoppiasse la bagarre sulle primarie e i matrimoni gay, Bersani aveva detto di accettare le "osservazioni anche critiche. A me piacciono moltissimo le critiche soprattutto se fatte qui, nel posto giusto. Siamo un partito".

LA BAGARRE SULLE NOZZE GAY - Approvata quindi la relazione del segretario, con solo 5 astenuti e un voto contrario, l’assemblea è passata alla votazione degli ordini del giorno. Ed è qui che si sono infiammati gli animi. La presidenza dell’assemblea infatti ha deciso di non sottoporre al voto un ordine del giorno sui matrimoni omosessuali perché precluso da un documento (già votato) messo a punto dalla commissione per i diritti del Pd, che parla dei diritti individuali ma non di unioni civili.

"FINI PIU' AVANTI DI NOI" - "E’ un tecnicismo, noi dobbiamo fare politica - ha gridato Giulia Morini, delegata Pd di Modena - ma di cosa avete paura? Bersani, mettiamoci la faccia". Protesta plateale anche di Enrico Fusco, della segreteria regionale del Pd Puglia, che ha puntato il dito contro il documento della commissione diritti del Pd definendolo "antico, arcaico, irrispettoso della dignità delle persone. E’ vergognoso - ha accusato - persino Fini è più avanti di noi".

Anche tra i parlamentari democratici si è registrato malcontento: "Bersani ha parlato di Europa, oggi la battaglia europea è innanzitutto quella dei diritti civili e il Pd non può scendere a compromessi al ribasso modello Dico. I diritti non sono un lusso ma sono fondamentali per la proposta riformista e non sono negoziabili. Vogliamo seguire Hollande o la destra più conservatrice?", ha tuonato il capogruppo in commissione politiche comunitarie, Sandro Gozi. Durante l’assemblea Paola Concia ha insistito sulla necessità di votare l’ordine del giorno firmato anche da lei e Ivan Scalfarotto.

BERSANI RIRPENDE LA PAROLA - Non sono stati messi ai voti, ed ha suscitato ancora polemica, anche i tre odg con cui si chiedeva una data certa per le primarie, aperte ai parlamentari e con un limite di tre mandati a firma Civati e Vassallo. Sulle due questioni non ha potuto fare a meno di riprendere la parola dal palco il segretario: "Non entro nel merito", ha detto Bersani sui matrimoni gay. "Ma nel momento in cui per la prima volta il Partito democratico prende l’impegno ad una regolamentazione giuridica delle unioni, vedo gente che dice vado via", ha sottolineato ed ha ammonito: "Attenzione, il sistema dei diritti è un meccanismo in evoluzione che può anche essere interrotto se non si tiene conto dei fatti". Sulle primarie "ho detto che non c’è solo il segretario, ho detto che sono aperte e che non ci sono barriere, si fissa una data ma non le convochiamo noi, le dobbiamo fare con gli altri o facciamo tutto noi? Dopodiché ho detto - ha proseguito Bersani - che, fatta l’operazione di confronto nel merito, alla ripresa, saremo nelle condizioni di affrontare gli aspetti regolamentari e statutari che saranno affidati all’assemblea. Siamo il primo partito del Paese e dobbiamo dire che cosa vogliamo fare con precisione".

INTERVIENE ROSY BINDI - Frena sulle polemiche la presidente dell’assemblea Rosy Bindi: "Ci sono procedure in tutte le assemblee direttive che devono essere rispettate. Sui diritti civili c’è stata una proposta, frutto di un grande lavoro, e rappresenta un passo in avanti sul tema dei diritti. E sulle primarie, dopo il voto sulla relazione di Bersani, non si poteva mettere in votazione degli ordini del giorno sullo stesso argomento essendosi la presidenza assunta già la responsabilità sullo svolgimento delle primarie". Sul documento, non votato, relativo ai matrimoni omosessuali, Bindi ha aggiunto: "Non si poteva votare quel documento dal momento che con il primo, già votato, avevamo escluso le nozze tra gay perché la Costituzione non le prevede". C’è stata una gestione corretta dei lavori dell’assemblea e il rispetto della minoranza del partito? "Nessunissimo problema di gestione - ha risposto Bindi ai giornalisti - e la minoranza si è fatta sentire" Ma in tre hanno riconsegnato la tessera a Bersani. "Mi spiace - si è limitata a dire - se pensano di portare avanti le loro battaglie in partiti minoritari..."

Fonte Agi