Roma, 27 settembre 2012  - Lo scandalo del Laziogate ha avuto l'effetto di risvegliare la discussione politica sul ddl anticorruzione. Fiducia sì o fiducia no? Le posizioni si diversificano.

SEVERINO - Di un voto di fiducia sul ddl anticorruzione, richiesto ieri da Pd, Fli e Udc, “è prematuro parlarne”, ha ribadito il ministro della Giustizia {{WIKILINK}}Paola Severino{{/WIKILINK}}, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di un’audizione al Senato. “La prossima settimana - ha aggiunto la guardasigilli - lavoreremo molto intensamente, e spero molto proficuamente, in commissione”.

PATRONI GRIFFI - "Sulla fiducia non spetta a me decidere: il Governo deve decidere in maniera collegiale nel momento in cui la questione si porrà”, ha detto il ministro della Funzione pubblica {{WIKILINK}}Filippo Patroni Griffi {{/WIKILINK}}a Prima di Tutto, su Rai Radio 1.
“Questo Paese non si può più permettere di non approvare subito il ddl anticorruzione. Va approvato perché oltre alle misure di repressione del fenomeno contiene, e questa è una novità nelle politiche del nostro Paese contro la corruzione, molte misure per la prevenzione del fenomeno”, ha detto Patroni Griffi.

PD  - “Il governo ha gli strumenti” per condurre in porto il ddl anti-corruzione, tanto “si è capito chi non lo vuole, bisogna vedere se il sistema si arrende, io spero di no”, ha detto il segretario del Pd {{WIKILINK}}Pierluigi Bersani {{/WIKILINK}}parlando con i giornalisti alla sede del partito. Il governo deve mettere la fiducia? “Sì, è stata usata anche per cose di minor rilievo”, ha concluso.

“Siamo pronti a votare subito il ddl sulla corruzione nel testo approvato dalla Camera, non è quello che avremmo voluto ma è un passo importante per il contrasto alla corruzione ed è una priorità per il Pd. Presenteremo i nostri emendamenti ma siamo pronti a ritirarli se il governo porrà la fiducia in Senato" annuncia la senatrice Silvia Della Monica, capogruppo Pd in commissione Giustizia del Senato.

“Se poi il governo - ha detto ancora Della Monica - dovesse presentare un maxiemendamento con cui apre a richieste del PDL al ribasso, che noi non condividiamo, non potremo fare a meno di far sentire la nostra voce chiedendo un intervento significativo come quello di riportare a 12 anni la pena della concussione per induzione in modo da evitare che sia ridotto il tempo attuale di prescrizione”.

IDV  - “Non ci sono più tempi ulteriori per ottemperare alla richiesta europea sull`adozione di provvedimenti anti-corruzione. Spiace doverlo fare perche` ce lo chiede l`Europa e non perche`, sulla base di una maturazione complessiva e collettiva, lo avesse gia` deciso la politica italiana, cosi` come proponevano noi dell`Idv. Comunque sia, meglio tardi che mai”, ha affermato Nello Formisano vicepresidente Idv della Commissione Bicamerale per la Semplificazione, sottolineando che la nuova legge “è uno dei segnali attesi dagli italiani”.

PDL - “Il gruppo Pdl al Senato d’intesa con il segretario politico {{WIKILINK}}Angelino Alfano {{/WIKILINK}}sosterrà un emendamento al ddl anticorruzione per introdurre pene nei confronti di quanti abusano dei fondi pubblici”, hanno dichiarato in una nota congiunta il presidente del gruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri ed il vicepresidente vicario Gaetano Quagliariello.

“E’ una risposta concreta - hanno sottolineato - per far sì che i fatti verificatisi in questi giorni non possano più accadere senza che chi se ne rende responsabile venga severamente punito”.

LA NORMA ANTI-RUBY - Torna all’esame del Senato la norma che a Montecitorio fu immediatamente definita salva-Ruby, con riferimento al processo che vede coinvolto l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Con un emendamento all’articolo 19 del ddl sulla corruzione si prevede che la corruzione per induzione indebita a dare o promettere utilità sia tale solo se queste ultime abbiano natura patrimoniale. A chiederlo è un emendamento a firma dei senatori Gallone e Compagna.  A Montecitorio la modifica fu chiesta dal deputato del Pdl Francesco Paolo Sisto. Attualmente la norma contenuta nel provvedimento, stabilisce: “salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce qualcuno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità, è punito con la reclusione da 3 a 8 anni”.