Roma, 6 dicembre 2012 - Venti di crisi sul governo Monti. Le parole di Corrado Passera, che questa mattina ha criticato il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, scatenano l’ira del Pdl che non vota la fiducia al decreto Sviluppo al Senato, lascia l’aula e reclama le dimissioni del ministro dello Sviluppo. Il Pd chiede che il premier vada a riferire al Capo dello Stato. In serata Alfano annuncia: "Niente primaire, Berlusconi torna in campo", sebbene nel partito non tutti la giudichino una buona scelta.

LE PAROLE DI PASSERA - Il pretesto della rivolta del Pdl sono le parole che Passera pronuncia in mattinata: alla domanda su come giudichi l’eventuale ricandidatura di Berlusconi alla guida del Paese, il ministro dello Sviluppo replica secco: "Qualunque segnale che faccia pensare all’estero che l’Italia torni indietro invece che fare passi avanti è controproducente", dice. "Non posso entrare nelle dinamiche dei singoli partiti - premette Passera - ma come Italia dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti. Tutto ciò che può fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro non è bene per l’Italia".

LA RIVOLTA DEL PDL - Per il partito di via dell’Umiltà si tratta della 'smoking gun' che fa scattare la controffensiva. Altero Matteoli chiede immediatamente le dimissioni di Passera, seguito da vari esponenti del suo partito, pronti a presentare una mozione di sfiducia individuale per il ministro se non dovesse lasciare. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri annuncia che il Pdl non voterà la fiducia che il governo ha chiesto sul decreto Sviluppo. Il numero legale non manca, ma il provvedimento passa con solo 127 sì.

IL PD - "Se il principale partito della strana maggioranza che sostiene Monti non vota la fiducia, e lo fa in modo irresponsabile, in un momento delicatissimo per il Paese - risponde in aula il Pd con Anna Finocchiaro - vuol dire che il governo non ha più la maggioranza. Cosa succede in questi casi? Credo che Monti dovrebbe recarsi al Quirinale".

LA FRATTURA IN SENATO - Lo scontro al Senato (GUARDA IL VIDEO) va in scena mentre a palazzo Chigi è riunito il Consiglio dei ministri che dovrà decidere sul decreto sulla incandidabilita’ dei condannati. Monti lascia la sede del governo per andare a votare a palazzo Madama. Le fibrillazioni fanno schizzare lo spread a 330 punti. La partita è dunque apertissima: il Pd, con il segretario Pier Luigi Bersani spiega che "bisogna capire se si è trattato di una astensione su un voto o di una astensione politica. Farò il punto della situazione con i capigruppo e stasera si capirà, in un modo o nell’altro, se la maggioranza c’è. Per noi prima viene l’Italia e la lealtà a Monti".

SCHIFANI: INFORMERO' IL COLLE - Il presidente del Senato, Renato Schifani (VIDEO), dopo aver premesso che "quello che è accaduto non è un fatto indifferente" dice di auspicare "in un momento così delicato per la vita del Paese che si possano trovare punti di intesa che favoriscano una fine della legislatura con la massima condivisione".

ASTENSIONE ANCHE ALLA CAMERA - L’aula della Camera ha votato sì alla fiducia chiesta dal governo sul dl costi della politica. I sì sono stati 281, 77 no e 140 astenuti, questi ultimi soprattutto (come annunciato) esponenti del gruppo Pdl.

NAPOLITANO - "Ci sono tensioni politiche preelettotali che anche fuori d’Italia possono essere comprese senza suscitare allarmi sulla tenuta istituzionale del paese. Questa tenuta è fuori questione, ho il dovere di riaffermarlo pubblicamente". Lo ha detto Giorgio Napolitano questo pomeriggio.Per garantire la tenuta istituzionale - spiega - è "necessario cooperare responsabilmente a un’ordinata, non precipitosa e convulsa conclusione della legislatura e dell’esperienza di governo avviata nel novembre 2011". 

"Sappiamo che l’imminente conclusione della legislatura e quindi l’avvicinarsi delle elezioni per il Parlamento stanno suscitando crescenti tensioni tra le forze politiche, da oltre un anno impegnate nel sostenere un governo cui non partecipassero esponenti dei partiti". E ricorda: "Occorre una considerazione, quanto più obiettiva e serena possibile, del residuo programma di attività previsto nelle due Camere, delle scadenze istituzionali - anche nel senso di adempimenti normativi - che si concordi nel ritenere inderogabili, nonché dei tempi necessari e opportuni per una proficua preparazione del confronto elettorale. Mi riservo di compiere nelle prossime ore i conseguenti utili accertamenti".

Meno di due ore dopo il Presidente della Repubblica interviene nuovamente: "Dobbiamo assolutamente evitare che in questa fase politica di convulsioni si oscurino i risultati raggiunti". E prosegue: "Abbassare lo spread - ha proseguito - è stato un grosso risultato e non bisogna bruciare la fiducia". "Non bisogna arrivare ad una fine convulsa della legislatura lasciando andare a picco quello che non deve andare a picco", ha ribadito.

MONTI: IN CONTATTO CON IL COLLE - "Sono stato e sono in contatto con il presidente della Repubblica e attendo le sue valutazione sul preannunciato passo del segretario del Pdl". Lo dice il premier Mario Monti in conferenza stampa sul futuro del governo. "Ho preso conoscenza dei risultati delle votazioni sulla fiducia al Senato e alla Camera. Hanno dato esito positivo". 

Monti ha spiegato di voler attendere "il preannunciato" incontro tra Angelino Alfano e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale, prima di fare qualsiasi valutazione rispetto alle critiche esposte dal Pdl al governo. "Non ho in programma nessun passo e, come credo di avere detto più di una volta, attendo di conoscere le valutazioni del Capo dello Stato".

ALFANO: SEGNALE CHIARO AL GOVERNO - "Non abbiamo fatto precipitare i fatti: se lo avessimo voluto avremmo dato oggi la sfiducia al governo. Invece, abbiamo fatto una scelta di responsabilità dando un segnale chiaro al governo". Così il segretario del Pdl, Angelino Alfano, parlando con i giornalisti alla Camera. Su un'eventuale fine anticipata della legislatura risponde: "Su questo decideremo nei prossimi giorni, ma domani, per correttezza istituzionale informeremo prima il presidente della Repubblica sui nostri intendimenti".

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