Roma, 9 dicembre 2012 - La crisi di governo s'avvicina a passi da gigante: dopo la dichiarazione di Angelino Alfano alla Camera e le mini-consultazioni di Napolitano ai partiti, la risposta del premier Mario Monti non si è fatta attendere: il presidente del Consiglio non ritiene "possibile l’ulteriore espletamento del suo mandato e ha di conseguenza manifestato il suo intento di rassegnare le dimissioni", aggiungendo anche "non mi faccio logorare né impallinare".

NAPOLITANO - "Vedremo cosa faranno": così, a margine del concerto di Natale al Quirinale, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto a chi gli chiedeva se è preoccupato della reazione dei mercati alla crisi del governo. E ancora: "Parlerò solo tra 8 giorni alla cerimonia per i saluti alle Alte cariche e lì farò le mie valutazioni", ha aggiunto.

BERLUSCONI - “No, pensavamo che fosse doveroso un comportamento siffatto”. Così Silvio Berlusconi, ai cronisti che gli chiedevano se fosse stato sorpreso dall’esito dell’incontro tra il premier Mario Monti e il capo dello Stato Giorgio Napolitano.“Cambia poco - ha aggiunto - perché abbiamo l’anticipo di un voto di un mese, un mese e mezzo. Noi abbiamo tenuto fede agli impegni. L’esperienza del governo dei cosiddetti tecnici è finita”. E’ sufficiente un mese per battere Bersani? “Penso di sì, sono più giovane politicamente di Bersani, Casini” e di altri politici del centrosinistra “e sono assistito dal migliore giovane che c’è in campo, Angelino Alfano”, ha aggiunto.“Non si può continuare con queste politiche germano-centriche in ossequio all’Europa”, ha detto l’ex premier Silvio Berlusconi, parlando con i cronisti al termine di una cena in pizzeria a Milano seguita al vertice lombardo del partito riunito per oltre 4 ore a via Rovati, storica residenza milanese del Cavaliere.
 

Sembra che Silvio Berlusconi non sia indifferente, ma nemmeno preoccupato all'idea che Mario Monti possa essere un suo diretto avversario in campagna elettorale. Berlusconi non arretra di un millimetro: Se vuole scendere in campo, faccia pure, io non lo temo. E' il ragionamento che l’ex Capo del governo avrebbe fatto con il vertice lombardo del Pdl.

SCHULZ SU BERLUSCONI - "Berlusconi è il contrario della stabilità" ed il suo ritorno può essere una minaccia per l’Italia e per l’Europa "che hanno bisogno di stabilità". Così il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, in un’intervista all’ANSA alla vigilia della consegna del Premio Nobel per la pace all’Unione europea a Oslo. Quello che ha affermato Martin Schulz ‘’non l’ho sentito’’: ha risposto così Silvio Berlusconi ai giornalisti che a Milano gli chiedevano un commento sui giudizi critici nei suoi confronti espressi dal presidente del Parlamento Ue.

‘’Che il presidente del Parlamento Europeo si permetta di entrare nella legittima dialettica di un Paese libero come l’Italia, attaccando Berlusconi, è un fatto di inaudita gravità: i parlamentari del Partito Popolare Europeo devono chiedere subito le dimissioni di questo signore’’. Lo affermano in una nota i senatori Antonio Gentile, Antonio Azzolini, Salvatore Mazzaracchio, Guido Viceconte.

‘’E’ inconcepibile questo atteggiamento di arroganza - si legge nella nota - che ferisce la terzietà dell’Assemblea europea e dimostra che il signor Schulz è un uomo di parte. Evidentemente la sua verve tedesca - prosegue la nota - è stata incontenibile ed egli vede in Berlusconi un reale pericolo al pangermanesimo che anche la socialdemocrazia tedesca persegue e che tanti danni sta provocando in Europa’’.

FINI - "Berlusconi dice di essere sceso in campo per vincere, in realtà sa che ha già perso e questo è l’elemento che nonostante tutto tranquillizzerà i mercati, non ci sono le condizioni perché Berlusconi rivinca le elezioni". Questo il commento del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Intervistato da Fabio Fazio, a 'Che tempo che fa', Fini spiega su Berlusconi: "Il vero problema è che parla di politica a Milanello. Il Pdl non è il Milan e la politica non è un fatto privato". Secondo il presidente "non sta in piedi dire che il governo Monti è fallimentare, perché l’esecutivo ha presentato dei provvedimenti che il Pdl ha sempre votato".

Da Fini anche una possibile data sulle elezioni. Per il presidente della Camera si potrebbe andare a votare anche "il 10 febbraio. E' solo un'ipotesi, naturalmente. E poi tutto è legato a doppio filo con i tempi di approvazione della legge di Stabilità".

RIFORME A RISCHIO - Ma la fine anticipata dell'esperienza dei tecnici al governo si porta dietro - inevitabilmente - uno stop nel lavoro verso le riforme messe in cantiere. E' un percorso tutto in salita: l’annuncio di Monti di dimettersi, salva solo la legge di stabilità e il pareggio di bilancio. Ma per tutte le altre riforme strutturali il percorso di approvazione parlamentare appare estremamente irto di ostacoli, tanto che è molto verosimile considerare che alcune di esse non vedranno la luce.

LEGGE DI STABILITA' - E’ forse l’unico provvedimento ad avere un approdo sicuro, non foss’altro perchè esplicitamente nominato e garantito nel comunicato del Quirinale dopo l’incontro tra il Presidente Napolitano e Mario Monti. Quella che una volta era la ‘Legge Finanziaria’, sebbene gravata da oltre 1500 emendamenti, è probabile diventi un po’ il veicolo d’emergenza cui aggregare altre questioni rimaste aperte e trasformare la legge in un provvedimento omnibus.

IL MILLEPROROGHE - Si tratta di legare alla legge, che godrà di un percorso privilegiato di approvazione, il 18 dicembre in senato e approvazione il 27 alla Camera, il cosiddetto ‘milleproroghe’. Questo provvedimento, infatti, ha al suo interno la soluzione per i 260mila precari della pubblica amministrazione con i contratti in scadenza, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, ed il trasferimento dell’Imu ai comuni.

Sempre nel ‘Milleproroghe’ ci sono sono le normative relative alla Tobin Tax, ai finanziamenti per le regioni terremotate dell’Emilia e quelle sulle cartelle pazze.

IL PAREGGIO DI BILANCIO - E’ l’altro dei due provvedimenti che il Capo dello Stato ha voluto mettere in sicurezza e citare nel comunicato con l’annuncio del passo indietro di Monti. Il Ddl costituzionale sul pareggio di bilancio dovrebbe essere votato martedi alla Camera e poi passare al Senato.

DECRETO SULL'ILVA - Il decreto sull'Ilva ha annullato il sequestro degli impianti di Taranto consentendo al centro siderurgico di riprendere la produzione ed al tempo stesso di avviare tutte le attività di messa in sicurezza ambientale degli impianti.

LAVORO E SVILUPPO - Si tratta di cancellare alcune norme della riforma Fornero che riducono la flessibilità in entrata. Poi c’è il decreto sviluppo del Ministro Passera: va convertito in legge entro il 18 dicembre, il Senato lo ha appena approvato ma la Camera ha sei giorni per il via libera pena la decadenza.

CATENE DA NEVE - Ci sono anche alcune novità degli ultimi giorni che hanno molto colpito l’opinione pubblica e acceso il dibattito politico. Si deve correggere la norma che impone l’obbligo delle gomme da neve, in luogo delle più economiche catene; alcuni vorrebbero correggere anche la norma che ha concesso scivoli pensionistici per i manager.

TAGLIO DELLE PROVINCE  - Infine ci sono tre riforme strutturali che hanno molte probabilità di rimanere vittime illustri della fine anticipata della legislatura: il taglio delle province, la riforma della legge elettorale e la delega fiscale. Quanto alle province, il disegno di legge che ne prevede la riduzione, appesantito da innumerevoli polemiche e difficoltà che lo hanno smussato e di fatto molto depotenziato, è impantanato al Senato. Dovrebbe arrivare alla Camera martedi e poi deve andare al Senato prima della scadenza fissata il 15 Gennaio.

LEGGE ELETTORALE - Le schermaglie degli ultimi giorni tra Pd e Pdl rappresentano di per se la prova documentale del fatto che le prossime elezioni politiche si terranno con il tanto vituperato Porcellum. Nonostante i favorevoli auspici del Presidente del Senato Schifani, il testo della riforma deve ancora essere esaminato dalla Camera.

DELEGA FISCALE - E' quella riforma del sistema contributivo molto a cuore dei cittadini e delle imprese in questo momento di crisi. La Camera l’ha già approvata ma desso si trova ferma in Commissione Finanze del Senato, respinta dall’aula. Molto difficile che questa riforma passi, anche perchè si sta cercando di introdurre delle modifiche che trovano la contrarietà del governo.

REGLING - Roma deve andare avanti nel processo di riforme per l’Italia e per l’euro. Lo ha detto alla Sueddeustche Zeitung, Klaus Regling, numero uno del fondo EFSF, preoccupato per lo sviluppo della situazione italiana. ‘’I mercati avevano onorato le riforme finora, ma hanno reagito in modo inquieto agli sviluppi della scorsa settimana’’, dice.