Roma, 2 aprile 2013 - Il tempo giusto per i due gruppi di lavoro è tra otto e dieci giorni. Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è rivolto ai 10 componenti dei gruppi di lavoro in materie economico-sociali e istituzionali. "E' del tutto ovvio che qui non si crea nulla - ha precisato Napolitano - che possa interferire né nell'attività del Parlamento, anche in questa fase in cui lavora nei limiti noti, nè nelle decisioni che spettano alle forze politiche".

"Sabato ho proceduto in condizioni di particolare urgenza e difficoltà" alla scelta di persone che "potessero dare il contributo richiesto. L’indubbio valore dei nomi da me subito resi noti, non mi ha messo al riparo da equivoci e dubbi circa i criteri della scelta o la non presenza di altri nomi certamente validi", ha aggiunto il Capo dello Stato, che, dalle pagine del Corriere della sera, aveva lamentato di essere stato lasciato solo dai partiti.

"Vorrei soprattutto cogliere l’occasione, visto che questa modesta decisione - perché si tratta di una decisione di portata assai limitata - ha dato luogo anche a reazioni di sospetto e interpretazioni francamente sconcertanti, per osservare che è del tutto ovvio che qui non si crea nulla che possa interferire né nell’attività del Parlamento, anche in questa fase in cui lavora nei limiti noti, né nelle decisioni che spettano alle forze politiche’’.

"Io mi sono trovato in una condizione di impossibilità a proseguire nella ricerca di una soluzione alla crisi di governo, data la rigidità delle posizioni delle principali forze politiche’’, afferma tra l’altro.

"Comprendo il disappunto che con accenti polemici si è espresso per non aver inserito in quella rosa delle personalità femminili, anche individuandole al di fuori di vertici istituzionali cui non abbiano avuto finora accesso. Mi dispiace e me ne scuso, pur trattandosi di organismi non formalizzati e di breve durata cui ho dato vita con obbligata estrema rapidità".

"Per nomine più sostanziali e di lungo periodo - aggiunge - che mi è spettato fare per la Corte Costituzionale e per il Cnel ho dato il giusto peso alla componente femminile. E ai gruppi di lavoro ora istituiti saranno certamente ben presenti gli apporti venuti su molteplici temi da personalità femminili".

BERSANI - Intanto sulla selta adottata da Napolitano è intervenuto anche il segretario del Pd. "Il presidente della Repubblica, questo è il nostro giudizio, ha fatto quello che doveva e poteva fare e cioé garantire a Europa e Italia una continuità istituzionale e di governo", ha detto Pier Luigi Bersani in conferenza stampa. "Accompagneremo questa fase - ha continuato Bersani - ma mi preme ribadire con fermezza: guardiamola meglio la soluzione che stiamo proponendo, affiniamola, discutiamola ma l’unica via possibile e’ lavorare a doppio registro: è realistico e credibile".

"Il messaggio che viene dal Paese è di allarme, c'è un’esigenza evidente di cambiamento. Il Paese chiede una guida perché ha dei problemi, ma ha bisogno di fiducia e di segnali di cambiamento", ha aggiunto il leader dei democratici. che ha ribadito come per il Pd sarebbe "sbagliato" far nascere un "governissimo". "Ci siamo messi all’opera per dare una risposta: governabilità, cambiamento e corresponsabilità. Noi partiamo dall’esigenza di una corresponsabilità tra le forze politiche e parlamentari, il problema è come realizzarla: chiudendo la politica in un fortino? Facendo un cosidetto governissimo noi, Pdl, Scelta civica? Sarebbe una risposta sbagliata", ha proseguito. 

"Sarebbe un governo immobile, la politica in una zattera sempre più piccola in un mare molto agitato. Con Berlusconi abbiamo già un’esperienza alle spalle, il governo Monti e abbiamo già visto l’impasse", ha spiegato Bersani (VIDEO). E rispetto a un possibile incontro con Silvio Berlusconi ha aggiunto: "Non lo voglio incontrare ad Arcore o a palazzo Grazioli, ma nelle sedi istituzionali sì, non ho questo problema". 

"Il problema non può essere risolto andando a nuove elezioni, ma dando una prospettiva di governo", ha detto ancora il segretario del Pd, spiegando di essere anche pronto a fare un passo indietro. "Se Bersani fosse un ostacolo è a disposizione perché prima di tutto c'è l’Italia", ha proseguito. "Io l’ho detto ai miei interlocutori se c’era qualche problema che riguardava me ma non l’ho sentito. Dopo di che non mi si raffiguri come il Bersani ostinato, non ho nemmeno messo il nome nel simbolo", ha dichiarato e aggiungendo "ho in mente quella che credo possa essere una soluzione per il Paese".

"Il mio pre-incarico è stato assorbito ma non vado al mare (VIDEO). Io ci sono, non intendo essere un ostacolo ma ci sono - ha proseguito Bersani -. Noi accompagniamo questa strada ma con fermezza ribadiamo il nostro punto di vista: affiniamo e discutiamo la posizione ma quella del doppio registro, governo di cambiamento e convenzione per le riforme, è secondo noi l’unica pista".

Il leader del Pd ha puntato il dito anche contro M5S. "Ci siamo trovati di fronte ad un disimpegno conclamato del Movimento 5 Stelle che ha avuto otto milioni di elettori e a quanto pare intende metterli in frigorifero perché così la legislatura non va avanti" e "non c’è insulto nè acrobazia che può cancellare questo", ha aggiunto. Quindi ha negato di essere alla rincorsa di Beppe Grillo, che sul suo blog ha criticato Bersani ("Non è meglio di Monti, è semplicemente uguale a Monti") e dato uno stop al capogruppo al Senato, Vito Crimi. I parlamentari 5 Stelle si sono anche confrontati in serata sulla rosa dei nomi per un eventuale governo M5S, ma all'assemblea non sono mancate opinioni diverse. Clima particolarmente teso, tanto che una deputata bolognese è uscita dalla sala in lacrime.

"Mi rivolgo a tutto il parlamento. Certo mi aspetto una sensibilità in più da chi ha sempre invocato il cambiamento, adesso si può - ha spiegato il segretario del Pd -. Mi aspetto una sensibilità in più del Pdl sulla seconda parte della Costituzione". "Sto cercando un equilibrio di corresponsabilità largo, aderendo o consentendo, per avviare la legislatura. Non corro dietro ai grillini, gli otto punti sono del Pd, possono ritenere che possa esserci una sensibilità in più", ha aggiunto.

Bersani ha quindi ribadito che un ritorno alle urne sarebbe "un’ipotesi disastrosa" e che il Pd non è disponibile ad un governo tecnico. "Se non diamo un segnale di cambiamento, tra sei mesi siamo in guai maggiori. Non credo che un governo Monti senza Monti possa essere la risposta in questo momento", ha concluso.

ALFANO - Immediata la replica del Pdl. Se il Pd "si oppone alla collaborazione e impedisce la formazione di una maggioranza e di un Governo, restano solo le urne a giugno", sentenzia il segretario Angelino Alfano, in una dichiarazione nella quale accusa i democratici di pensare a una "fazione", e "non alla Nazione". "Se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c'è alcuno spazio per il dialogo", ha avvertito ancora Alfano.

"Ho ascoltato l'onorevole Pierluigi Bersani - ha detto l'ex ministro della Giustizia - con doverosa attenzione e anche con la viva speranza di sentire una parola nuova, un cenno di buon senso. E invece, devo dire con grande rammarico, ho ascoltato oggi le stesse parole ostinate, chiuse, fuori dalla realtà dei numeri del Parlamento, che ripete da 36 giorni, cioè dalla chiusura delle urne, tempo che la sinistra ha usato solo per occupare le Presidenze delle Camere (come ora spera di fare anche per la Presidenza della Repubblica), per impedire ogni dialogo nella direzione della governabilità, e per proporre inutili commissioni per riforme che il Pd ha sempre osteggiato".

"Per parte mia, ancora una volta, ribadisco - prosegue Alfano - una disponibilità a collaborare nell’interesse dell'Italia. Ma se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c'è alcuno spazio per il dialogo. E ovviamente, se questo stallo prosegue perché il Pd pensa più alla fazione che alla Nazione, c'è solo la strada delle urne già a giugno prossimo. Nel nostro ordinamento costituzionale, il Parlamento ha il dovere di esprimere una maggioranza e un Governo. Se non lo fa, la parola deve tornare agli elettori. Non ci sono altre vie. E il Paese, giustamente, non comprenderebbe e non accetterebbe altre perdite di tempo", ha concluso.