Roma, 31 dicembre 2013  - "L’anno che sta per terminare è stato tra i più pesanti e inquieti che l’Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica” ma “l’anno che sta per iniziare può e deve essere diverso e migliore, per il Paese”. Giorgio Napolitano ha aperto così il suo ottavo discorso di fine anno. (GUARDA IL VIDEO DEL DISCORSO)

LETTERE DEI CITTADINI - Il Presidente della Repubblica ha poi risposto a cinque lettere inviate dai cittadini, impostando così in maniera diversa il suo tradizionale discorso alla nazione. Napolitano ha scelto cinque missive giunte al Quirinale via email da parte di semplici cittadini che hanno deciso di scrivergli direttamente i propri pensieri. "C’è Vincenzo che scrive da un piccolo centro industriale delle Marche che ha difficoltà a ritrovare un lavoro. E ancora Daniela, della provincia di Como che racconta il caso del suo fidanzato giovane per la pensione, già vecchio per lavorare. Un altro cittadino denuncia la condizione degli esodati. sono alcune delle lettere che il capo dello Stato ha ricevuto da semplici cittadini e che ha letto nel corso del suo messaggio. "Nella politica, nelle istituzioni e nei rapporti sociali solo necessari 'forti cambiamenti". Napolitano ha spiegato di trovare in ogni appello che gli giunge dai cittadini gli "stimoli per prospettare, nei limiti dei miei poteri e delle mie possibilità, i forti cambiamenti necessari nella politica, nelle istituzioni, nei rapporti sociali. Ne traggo anche la convinzione che ci siano grandi riserve di volonta' costruttiva e di coraggio su cui contare".

CAMBIAMENTI NELLA POLITICA - Nella politica, nelle istituzioni e nei rapporti sociali sono necessari "forti cambiamenti". "I giovani che dicono di credere ancora nell’Italia ma che si chiedono se l’Italia crede ancora in loro formulano “una domanda che ci deve scuotere", ha proseguito Napolitano.

RIDICOLA STORIA STRAPOTERE - Il Capo dello Stato ha voluto replicare alle critiche dell'opposizione."Nessuno può credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale". E ancora: "Sono attento a considerare ogni critica o riserva, obiettiva e rispettosa circa il mio operato - ha assicurato il capo dello Stato - ma in assoluta tranquillità di coscienza dico che non mi lascerò condizionare da campagne calunniose, da ingiurie e minacce”. Napolitano ha ricordato, "anche se qualcuno fa finta di non ricordare" che la sua rielezione maturò dopo la “pressione esercitata da diverse e opposte forze politiche” e infine ha ribadito di conoscere "i limiti dei miei poteri e delle mie possibilità anche nello sviluppare un’azione di persuasione morale, al pari di tutti i miei predecessori".

PRESIDENTE FINO QUANDO SERVE - "Resterò quel che serve", ha ribadito Napolitano come nel giorno del suo insediamento, "fino a quando situazione Paese me lo farà ritenere necessario e possibile e fino a quando le forze me lo consentiranno, fino ad allora e non un giorno di più, e dunque di certo solo per un tempo non lungo". Napolitano ha ricordato di aver accettato la rielezione solo per una "assunzione di responsabilità verso la Nazione in un momento di allarmante paralisi istituzionale".

CORAGGIO DEGLI ITALIANI - Napolitano ha elencato poi alcune forme di coraggio di cui ora l’Italia ha bisogno: "Coraggio di praticare la solidarietà: come già si pratica in tante occasioni, attraverso una fitta rete di associazioni e iniziative benefiche, o attraverso gesti, azioni eloquenti ed efficaci - dinanzi alle emergenze- da parte di operatori pubblici, di volontari, di comuni cittadini, basti citare l’esempio di Lampedusa. Coraggio infine di intraprendere ed innovare: quello che mostrano creando imprese piu’ donne, più giovani, più immigrati che nel passato".

PAPA FRANCESCO - Poi un richiamo alle parole del Papa. "A una comune responsabilità per le sorti del mondo ci ha richiamato, nei suoi messaggi natalizi e per la giornata della pace, Papa Francesco con la forza della sua ispirazione che fa leva sul principio di fraternità e che sollecita anche scelte di coerenti di accoglienza e solidarietà verso chi fugge dalle guerre cercando asili in Italia e in Europa".

VICINANZA AI MARO' - Napolitano ha poi speso alcune parole per ricordare l'impegno dei militari, tra i quali i due Marò La Torre e Girone "ai quali confermo la nostra vicinanza. E rivolgo un commosso pensiero a tutti i nostri caduti".

AUGURI FINALI - E infine un augurio conclusivo. "Buon anno alle vostre famiglie, dagli anziani ai bambini, buon anno a chi serve la patria e la pace lontano dall’Italia, buon anno a tutti quanti risiedono operosamente nel nostro paese. Guardiamo, lasciate che ve lo dica, con serenità e con coraggio al nuovo anno".

OTTAVO DISCORSO  - Il capo dello Stato quest’anno, per il suo ottavo discorso al Paese per la fine dell’anno, ha scelto di parlare seduto al suo tavolo da lavoro, non la solita scrivania dietro la quale lo abbiamo visto nei precedenti sette anni. Una scelta che risponde anche alla volontà di mostrarsi più vicino ai suoi interlocutori, gli italiani che lo ascoltano da casa. Il tavolo è quello al quale Napolitano siede per i suoi incontri di lavoro o per leggere le lettere e i documenti da firmare, un luogo insomma propriamente operativo.

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