ROMA, 24 febbraio 2014 - Ecco, in "pillole pop", il discorso programmatico di Renzi in Senato: 70 minuti e rotti di frasi a effetto e capacità di tenere l'aula. Alla fine si contano diciassette  applausi, ma veramente calorosi solo quando accenna ai marò, e a Enrico Letta.

Tra gli estimatori del nuovo stile renziano ci sarebbe anche Berlusconi che, riferiscono fonti parlamentari di Fi, avrebbe lodato il segretario del Pd, ma solo per la capacità comunicativa dimostrata, per lo stile diverso utilizzato, per la bravura nel rompere gli schemi e le etichette. "Da questo punto di vista, chapeau", osserva il capogruppo FI al Senato, Paolo Romani.

LE FRASI -  “Io non ho l’età per sedere nel Senato della Repubblica - è l’incipit - non vorrei iniziare con una citazione colta e straordinaria della bravissima Gigliola Cinquetti, ma è così!”.
Ancora, da Walt Disney prende "la differenza tra sogno e obiettivo è una data" mentre cita anche Renzo Piano (che invita poeticamente i sindaci a "rammendare le periferie") e perfino Papa Bergoglio (Internet "un dono di Dio").

Qualcuno ha intravisto echi di Gianni Morandi in quella riflessione sulla scelta di immedesimarsi "in un ragazzo come me". Chiudendo il suo discorso, Renzi torna il rottamatore e chiarisce: "E' il momento della svolta radicale". Una spavalderia subito riequilibrata citando una signora che ieri in chiesa gli avrebbe detto: "Certo, se fai il Presidente del Consiglio tu, lo può fare veramente chiunque".

Prima, parlando di Europa, ha risposto a "chi considera l'Europa la madre dei nostri problemi" citando senza nominarlo, il Manifesto di Ventotene del 1941 stilato da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.