Stefano Grassi
 

ROMA, 8 giugno 2012 - ANCHE per l’esecutivo tecnico il vento è cambiato: il premier si rammarica che i «poteri forti» gli avrebbero voltato le spalle (video). In videconferenza al congresso palermitano dell’Acri, l’associazione delle Fondazioni di Origini Bancaria e delle Casse di Risparmio, Mario Monti ha esordito nella sua esternazione con un verdetto enunciato sul filo del sarcasmo: «Il mio governo e io abbiamo perso in questi ultimi tempi l’appoggio dei poteri forti».

LA STIZZITA
reazione del capo del governo è diretta conseguenza dell’uno-due assestatogli, attraverso due editoriali, dal Corriere della sera e dal Sole 24 Ore. Martedì sulla prima pagina del Corriere, Alesina e Giavazzi, quest’ultimo appena nominato consulente del governo per il controllo della spesa pubblica, hanno fatto a pezzi le scelte fin qui fatte dall’esecutivo e «i passi indietro compiuti sulle liberalizzazioni e sulla riforma del mercato del lavoro», concludendo che il governo si sta muovendo in una direzione sbagliata col rischio di far fallire «lo sforzo riformatore». Ieri il colpo di grazia: il quotidiano confindustriale ha duramente criticato il «torchio fiscale» che sta soffocando il Paese che «corre sul filo di una pericolosa destrutturazione. Economica ma anche sociale...». A stretto giro la replica del premier che, pur ammettendo qualche carenza nella sua azione, se l’è presa con i tempi strettissimi: «Non voglio negare che avremmo potuto fare di più e meglio, ma molte riforme, ora scontate, sono state messe a punto con grande rapidità e incisività. Non lo considero un merito ma era necessario — ha spiegato Monti — nonostante infrangessero tabù intoccabili per decenni».

IL PRESIDENTE s’è poi dilungato sulla crisi dell’Eurozona: «Bisogna agire rapidamente per spezzare il circolo vizioso fra vulnerabilità del settore bancario e crisi del debito sovrano — ha detto —. E’ necessario considerare meccanismi che consentano di agire per ricapitalizzare gli intermediari bancari con forme che coinvolgano meno direttamente gli Stati membri con effetti sui loro debiti pubblici». Una prospettiva, questa, in cui un «ruolo fondamentale», secondo il premier, lo potrebbero giocare gli Eurobond «per incentivare al rientro dal debito pubblico eccessivo gli Stati impegnati nel consolidamento fiscale», rendendo «più facilmente attuabili le disposizioni del Fiscal Compact». Monti ha però anche accusato le istituzioni dell’Eurozona di aver «agito in modo tardivo e miope». Per poi chiarire che bisogna essere «grati» a quei paesi che hanno fatto del rigore uno dei loro capisaldi e tra questi in primis «la Germania», senza dimenticare che «anche i virtuosi traggono vantaggio dall’essere parte della comunità». Tornato ai temi di casa nostra, Monti ha sottolineato che «ci sono margini di azione che richiedono tempi rapidi e capacità di affrontare le giuste preoccupazioni per la tutela del rigore con politiche più incisive per lo sviluppo, in assenza delle quali, soprattutto per il nostro paese che è cresciuto più lentamente delle altre grandi economie europee, gli effetti sociali della crisi rischiano di aggravarsi».