Roma, 23 aprile 2012 – Genoa – Siena, il giorno dopo. La follia ultras che ha fermato ieri per quasi 45 minuti il match di Marassi continua a far discutere. "Siamo a un punto di non ritorno", dice il presidente del Coni Gianni Petrucci in occasione dell'iniziativa 'Sport in tour' dell'Us Acli.

Petrucci attacca: "Lo sport viene rovinato dagli esaltati e da certi presidenti di società, peraltro condannati che dettano l’etica". Secondo il presidente del Coni "si stanno creando nuovi problemi al Paese che ne ha già tanti". Petrucci auspica che "da domani non si torni a parlare di partite, mentre intanto nessuno ammette che bisogna vergognarsi".

E mentre la Digos procede con le identificazioni degli ultras protagonisti a Marassi, Abete annuncia che i fatti di Genoa-Siena saranno affrontati d'urgenza al consiglio federale della Figc di venerdì. Presumibilmente, arriveranno subito provvedimenti.

In tutto questo bailame, ci sarebbe anche il calcio. Quello giocato. Si fa per dire, perché il Genoa è in ritiro a Milano, dove si sta allenando a Interello (casa del settore giovanile nerazzurro) a porte chiuse in attesa di affrontare il Milan mercoledì a San Siro.  Nel frattempo, arriva la decisione del giudice sportivo: due giornate a porte chiuse a Marassi.

LA CANCELLIERI DIFENDE LA POLIZIA - Il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri difende l'operato delle forze dell'ordine: "Intervenire in certe circostanze può produrre danni di gran lunga superiori. Può darsi che il sistema non abbia funzionato, ma sarebbe semplicistico addossare tutta la responsabilità alla polizia".

Il ministro prosegue: "Va guardata tutta la struttura dello stadio. La polizia ha agito con molto equilibrio stiamo approfondendo vari aspetti e le responsabilità". Poi conclude: "Sappiamo chi sono e abbiamo tutte le testimonianze". ( VOTA il sondaggio: Su chi pesa di più la responsabilità degli incidenti? )

QUELLE MAGLIE CONSEGNATE - Polemiche sono state sollevate soprattutto sul gesto plateale preteso da quel centinaio di tifosi rossoblù, ovvero la consegna delle maglie (FOTO)  da parte dei giocatori del Genoa, considerati dagli ultrà “indegni” di indossare i colori rossoblù.(VOTA il sondaggio: I calciatori del Genoa hanno fatto bene a consegnare le maglie?)

Una richiesta accettata da molti calciatori, con scene di paura e tensione (vedi le lacrime di Mesto), e rifiutata da altri, come Sculli che ha cercato di trattare con gli ultrà (VIDEO). Fatto sta che il capitano Marco Rossi ha raccolto una serie di maglie e le stava portando ai 'tifosi'. Un episodio che fa discutere e, forse non a caso, accade nello stesso stadio dove il 12 ottobre 2010  Ivan Bogdanov e i suoi hooligan venuti da Belgrado fecero interrompere Italia-Serbia.

I CALCIATORI HANNO FATTO BENE? - Se i vertici del calcio sono unanimi (e ci mancherebbe) nel condannare il gesto dell'ala estrema della tifoseria, sorgono distinguo sulla scelta dei giocatori rossoblù, compiuta nonostante il parere contrario delle forze dell'ordine

Il presidente del Genoa Enrico Preziosi parla di “buon senso” che ha evitato “qualcosa di peggio”. Il patron, ai microfoni di Radio Anch'io, difende la decisione presa: “Tiravano bombe carta in campo. Ho solo detto che se le maglie da dare ai tifosi sarebbero state sostituite da altre maglie, le avremmo regalate per far stare tutti tranquilli”. Per Preziosi, piuttosto, "bisognerà sicuramente interrogarsi perché 60-70 persone riescono a prevaricare su 25mila che vogliono assistere a uno spettacolo".

Di tutt'altro tono le dichiarazioni di Giancarlo Abete, numero uno della Figc: “Una resa inaccettabile, il calcio non può cedere ai ricatti dei violenti”. Il presidente della Federcalcio se la prende con calciatori e società: “Se si ha un ruolo di responsabilità societaria o se si è professionisti bisogna affrontare il rischio che alcuni comportamenti non siano graditi” ad un gruppo di facinorosi. Il principio è chiaro: “Non si può cedere ai ricatti”.

Sulla stessa linea di Abete il presidente dell'Associazione calciatori Damiano Tommasi: “Non si può essere ostaggio di questi pseudo tifosi”. Tommasi continua: “Fossi io la maglia non la darei mai. L’ho trovato un gesto pessimo, che non va ripetuto, un gesto di resa che non va offerto”.

Più soft il commento di Maurizio Beretta, numero uno della Lega, che si limita a chiedere sanzioni esemplari per gli ultras coinvolti (“tolleranza zero, non basta la squalifica del campo”). Secondo Beretta, "episodi del genere sarebbero controllabili megli in stadi più moderni".

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