Torino, 28 gennaio 2014  - Il gip di Torino Sandra Recchione non ha ratificato la proposta di patteggiamento di 3 anni e 4 mesi per Jonella Ligresti, indagata nell'inchiesta Fonsai. Il gip non ha ritenuto congrua la pena proposta per Jonella Ligresti, indagata per falso in bilancio e aggiotaggio, assieme ai familiari e ad alcuni manager per un buco da 600 milioni: è stata giudicata troppo bassa la multa di 30mila euro e, sempre secondo il gip, nel computo della pena proposta, sono state eccessivamente valorizzate le attenuanti generiche, considerate prevalenti sulle aggravanti.

REAZIONE STIZZITA - "Siamo sorpresi, una decisione che non ci aspettavamo per la nostra assistita che voleva uscire al più presto dal processo anche per motivi familiari", hanno detto dopo la decisione del gip i legali di Jonella Ligresti, Gian Luigi Tizzoni e Lucio Lucia. "Adesso - proseguono i legali - cercheremo di capire cosa fare in accordo con la nostra assistita, che aveva scelto di patteggiare per ragioni strettamente personali e familiari". Jonella, che si trova agli arresti domiciliari, resta dunque ancora indagata nell'inchiesta Fonsai: per lei è pendente una richiesta di giudizio immediato. La sorella Giulia è già uscita dal processo grazie a un patteggiamento accettato pari a 2 anni e 8 mesi. Il 28 novembre la procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio del fratello Paolo, ormai cittadino svizzero, e di altri otto indagati. Il peso delle maggiori accuse pende comunque sul patriarca, Salvatore Ligresti, che ha sempre tentato di scagionare i figli. Il 12 agosto 2013 il gip di Torino ha disposto il sequestro preventivo di beni per 251,6 milioni di euro riferibili a Fondiaria Sai, alla famiglia Ligresti e agli altri ex manager arrestati. Ma il 26 settembre il tribunale del Riesame ha disposto il dissequestro. 

INCHIESTA  ROMANA - C'è poi il filone romano sulle telefonate tra il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, e la famiglia Ligresti. Già ascoltato Antonino, fratello del patriarca Salvatore. Ora dovrebbe toccare al Guadasigilli, intercettata durante una serie di conversazioni telefoniche piuttosto confidenziali e amichevoli, tra il 17 luglio ed il 29 agosto dello scorso anno. I magistrati romani, che procedono dopo essere stati investiti del caso dai colleghi torinesi dopo la scoperta dell'interessamento del Guardasigilli sulle condizioni di salute di Giulia Ligresti, all'epoca dei fatti detenuta nel carcere di Vercelli, potrebbero sentire anche altri esponenti della famiglia Ligresti.