Palermo, 12 aprile 2014 - Finisce la latitanza di Marcello Dell'Utri. Il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha annunciato che "si trova in questo momento negli uffici della polizia libanese". "Il governo si attiverà immediatamente" per la procedura di estradizione, ha spiegato il ministro dell’Interno,durante l’assemblea di Ncd a Roma.

Dell’Utri ha avuto in serata un colloquio telefonico, autorizzato dalla polizia locale, col suo avvocato, Giuseppe Di Peri. In attesa dell’udienza di convalida del fermo, fissata per lunedì, i due avrebbero concordato la strategia difensiva. Dell’Utri ricorrerà ad un legale libanese che si occuperà dell’udienza e delle fasi del procedimento di estradizione.

SCHEDA - COME FUNZIONA L'ESTRADIZIONE

Secondo la polizia locale, Dell'Utri è stato arrestato nella notte in un lussuoso hotel di Beirut, il “Phoenicia”, affacciato sul porto turistico della città. Era solo ed era munito di passaporto e di una cospicua somma di denaro. "L'ex senatore, aveva comunicato Alfano, è stato rintracciato dalla polizia libanese a Beirut, che aveva avuto indicazioni dalla polizia italiana in ottemperanza ad un mandato di cattura internazionale". Il ministro della Giustizia Andrea Orlando sta rientrando a Roma per firmare la richiesta di estradizione. "Ho appreso la notizia dalla stampa e non ho conferme che Dell’Utri sia stato fermato a Beirut. Se così è, ora inizieranno le procedure per l’estradizione che seguiranno il loro corso. Non so se ci siano trattati di estradizione tra il Libano e l’Italia e se esista in quel Paese una normativa che consente l’estradizione relativamente alla fattispecie di reato, il concorso esterno in associazione mafiosa, contestata al mio cliente", ha commentato iò suo legale, ’avvocato Giuseppe Di Peri.

"MI STO CURANDO, NON FUGGO" - Da ieri l'ex senatore era stato dichiarato ufficialmente latitante, a pochi giorni dal giudizio della sentenza definitiva in Cassazione. Ieri pomeriggio Dell'Utri si era fatto vivo tramite un comunicato: “Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria - per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica - sto effettuando ulteriori esami e controlli”.

LA CASSAZIONE - Martedì la Cassazione deciderà nel merito se confermare o meno la condanna a sette anni, che la terza sezione della corte d’appello di Palermo, presieduta da Raimondo Loforti, aveva emesso un anno fa, il 25 marzo 2013. Anche in quell’occasione il pg Patronaggio aveva chiesto l’arresto, ma il collegio non l’aveva accolto.