Bangkok, 12 marzo 2014 - “Tutto bene, buona notte”, sarebbero queste le ultime parole scambiate dai controllori di volo con i piloti del volo MH370 della Malaysia Airlines scomparso sabato scorso. La notizia del quotidiano della Malaysia The Star online riporta oggi un colloquio tra il funzionari malaysiani e i parenti dei passeggeri cinesi che erano a bordo. Intanto il ministro della Difesa della Malesia, Hishammuddin Hussein, ha descritto le ricerche del Boeing 777 e ha difeso il Paese. “Non è facile”, ha detto, aggiungendo: “Ci sono così tante navi e aerei, così tanti Paesi da coordinare, e una vasta area da perlustrare. Tuttavia non ci arrenderemo mai, lo dobbiamo alle famiglie”. “Ad oggi non abbiamo trovato nulla, ma stiamo estendendo ulteriormente (le ricerche)”, ha affermato il ministro, che ha anche ringraziato l’India per essersi unita ai tentativi di ritrovare l’aereo. Sono 43 le navi e 39 gli aerei da almeno otto nazioni che stanno perlustrando una zona di 92.600 chilometri quadrati.

APERTA INCHIESTA SU PILOTA: PORTO' PASSEGGERE IN CABINA - Intanto un’inchiesta interna è stata aperta dalla ‘Malaysian Airlines’ sul conto di Fariq Abdul Hamid, 27enne co-pilota del Boeing 777-200 Er: all’emittente televisiva australiana ‘Channel Nine’ una cittadina sudafricana, tale Jonti Roos, ha dichiarato infatti che nel dicembre 2011 lei e un’amica, la connazionale Jan Maree, avrebbero trascorso tranquillamente un’ora nella cabina di pilotaggio, durante il volo dalla località turistica thailandese di Phuket a Kuala Lumpur, chiacchierando e fumando insieme ad Hamid, che le avrebbe invitate all’interno così violando la normativa societaria in materia di sicurezza.

Fonti delle linea aerea malesi si sono dette “costernate”, e hanno annunciato che sottoporranno l’indiscrezione a verifiche, così come sarà controllata l’autenticità di foto e video del presunto episodio. Frattanto l’ambasciatore di Malaysia a Pechino, Datuk Iskandar Saruddin, ha divulgato quelle che sarebbero state le ultime parole trasmesse da bordo alla torre di controllo dal comandante del jet, Zaharie Hamad Shah di 53 anni: “Tutto bene, buona notte!”. Niente altro.

Il pilota si sarebbe così congedato mentre stava lasciando lo spazio aereo patrio per entrare in quello vietnamita. Il diplomatico ne ha dato conto per la prima volta in pubblico incontrando in un hotel di Pechino un folto gruppo di parenti e amici dei passeggeri di nazionalità cinese, 153 su un totale di 227. Ha anche difeso l’operato di Hamid che, ha ricordato, era in servizio dal 2007 e aveva ormai alle spalle 2.763 ore di volo.

GENERALE MALESE: MAI DETTO DI AVERLO TROVATO - Il generale responsabile delle forze aeree malesi ha fatto riferito a una dichiarazione rilasciata il 9 marzo, nel quale affermava che “le forze aeree non hanno escluso la possibilità di un ritorno indietro del volo” e che gli sforzi di ricerca e soccorso sono stati espansi alle acque intorno a Penang Island, nella sezione settentrionale dello stretto. Più di quattro giorni dopo la sparizione dell’aereo, le autorità hanno riconosciuto di non sapere verso quale direzione il volo si stesse dirigendo quando si sono perse le sue tracce. Funzionari vietnamiti hanno dato versioni contrastanti circa una riduzione dei tentativi di ricerca. Le autorità non hanno escluso nessuna possibile causa, incluso il guasto meccanico, l’errore del pilota, il sabotaggio o il terrorismo.

Lo stretto di Malacca che separa la Malesia dall’isola di Sumatra dell’Indonesia è a 400 chilometri dal punto nel quale l’aereo ha avuto l’ultimo contatto con i funzionari del controllo a terra, sul golfo di Thailandia a un’altezza di quasi 11mila metri. Il colonnello delle forze aeree indonesiane, Umar Fathur, ha affermato che il Paese aveva ricevuto informazioni ufficiali dalle autorità malesi secondo le quali l’aereo era sopra il Mar cinese meridionale, a circa 20 chilometri da Kota Bharu, in Malesia, quando è tornato indietro verso lo stretto e poi è scomparso. Questo collocherebbe l’ultima posizione confermata del volo più vicino alla Malesia di quanto sia stato pubblicamente rivelato prima. Fathur ha aggiunto che le autorità malesi hanno determinato quattro blocchi in cui cercare nello stretto, e che le autorità dell’Indonesia stanno assistendo le operazioni. Secondo il Laborer Newspaper il viceministro dei Trasporti del Vietnam, Pham Quy Tieu, ha detto ai giornalisti che le operazioni sono state ridotte a seguito delle affermazioni del capo delle forze aeree della Malesia, anche se il Vietnam era in attesa di conferme.

CELLULARI DEI PASSEGGERI SQUILLANO - Quattro giorni dopo la scomparsa del volo, 19 famiglie di passeggeri cinesi dispersi hanno affermato di aver ottenuto linea libera e udito squilli senza risposta quando hanno provato a chiamare i loro cari sui cellulari. Lo riportano i media cinesi, dopo che già domenica almeno un caso simile nel Paese era stato fatto vedere in tv. Le famiglie avrebbero firmato un comunicato stilato assieme, per confermare l’accaduto. Secondo il Washington Post, inoltre, il parente di un disperso sostiene che il profilo dell’uomo su un software cinese di nome QQ lo mostra ancora online. Un esperto di telefonia citato dall’emittente americana Nbc, Jeff Kagan, ha spiegato tuttavia che gli squilli fantasma non significhino per forza che i telefoni riceventi siano accesi, attribuendo il fenomeno al palleggio di ricerca del segnale tra le reti internazionali.