Roma, 21 giugno 2013 - Il governo Letta incassa la sua prima fiducia alla Camera sul dl emergenze, con 383 sì contro 154 no, diventati 336 e nessun voto contro al momento del voto finale sul complesso del provvedimento. Una sorta di ‘tagliando’ che conferma la tenuta di una maggioranza che a tratti sembra messa a prova da tensioni latenti, come quella sulle questioni giudiziarie del leader Pdl. Ed e’ lo stesso Enrico Letta a dare riscontro di lealta’ a uno degli azionisti di maggioranza delle larghe intese: “Immagino che sia rimasto deluso ma le sue parole pubbliche sono state senz’altro corrette e collaborative”, dice di Silvio Berlusconi il presidente del Consiglio, proprio dopo il voto alla Camera.

Segnali di tregua arrivano anche, su altro fronte, per qunto riguarda il caso Idem. Ed è Fabrizio Cicchitto a rintuzzare anche la stampa di area per osservare che “a me Travaglio non piace mai, ma non mi piacciono neanche i suoi imitatori” e che dunque “non mi piace adesso il gioco al massacro messo in atto nei confronti del ministro Idem che viene braccata da tanti emuli di Travaglio”. Anche un falco come Lucio Malan stempera la minaccia di ‘Aventino’ balenata nei giorni scorsi, nell’ipotesi di ineleggibilità di Berlusconi. Dimissioni di massa? “Se questa e’ la decisione che prendiamo insieme, si’. Anche se non capisco bene cosa risolverebbe”, si domanda il senatore Pdl.

Ma Letta ha avuto oggi anche un pranzo di lavoro con il vicepremier Angelino Alfano. Nel menù tutti i temi che il governo dovra’ affrontare nei prossimi Consigli dei ministri. Durante l’incontro, spiegano da fonti di maggioranza, il vicepremier ha ribadito al presidente del Consiglio la linea del partito di via dell’Umiltà, ovvero un sostegno leale al governo ma sottolineando la necessità che vengano mantenuti gli impegni assunti, in particolare sull’abolizione dell’Imu e sullo stop all’aumento dell’Iva.

Neanche Matteo Renzi allenta la pressione su Palazzo Chigi. Li chiama “i famosi quattro del pulmino” e li invita a “non lasciarsi traviare dalla genetica attitudine democristiana: rinviare, rinviare, rinviare”, si riferisce all’arrivo al ritiro di Spineto di Letta, Alfano, Franceschini e Lupi e il sindaco di Firenze chiarisce cosi’ il suo messaggio a Letta: “Per dirla chiara, non vorrei che questo governo cadesse nella sindrome del Conte Zio dei Promessi sposi, quello che, ricorderete, tra un sopire e troncare, troncare e sopire, sopire e troncare, non affrontava i problemi fino in fondo e cercava delle continue scappatoie”. Restano invece agitate le acque in casa 5 Stelle. Oggi e’ la senatrice De Pin, sull’onda del caso Gambaro, a lasciare il gruppo, suscitando i ruvidi commenti dei piu’ oltranzisti: “Cosi’ si faranno fuori da soli”.

CAMUSSO - La mattinata politica era iniziata con le polemiche della Cgil. Mentre il premier Enrico Letta si affanna a spiegare che il governo è stabile indipendentemente dalle vicende processuali di Berlusconi, e mentre in realtà si registra una certa maretta almeno tra i 'falchi' del Pdl, a dare una strigliata al Governo ci pensa la leader della Cgil {{WIKILINK}}Susanna Camusso.{{/WIKILINK}}.

Secondo la quale dal governo continuano ad arrivare “molti annunci e la sensazione è che i dossier si moltiplichino e non si decida sui singoli capitoli”. La segretario generale della Cgil, nel corso di una trasmissione su Radio24, attacca: “Non si è deciso qual è il punto vero su cui concentrarsi”, ha aggiunto spiegando che si parla di Imu, Iva e così via e questo “dà l’idea di stare ancora dentro la campagna elettorale”.

Secondo la Camusso l’aumento dell’Iva “diventa, anche dal punto di vista dell’impatto psicologico, una cosa importante. Cio’ che non va bene è l’idea che siccome bisogna intervenire su quello bisogna abolire anche la tassa sulla proprietà della casa”. E parlando di lavoro, la leader Cgil spiega: "Il tema non è quali forme di flessibilità, ma quali investimenti". Quanto agli incentivi "c’è un rischio di difetto di efficacia se si fa solo quello. Non abbiamo nessuna illusione che sia questo da solo il provvedimento che puo’ determinare un’effettiva ripresa", ha aggiunto Camusso, precisando che "il Governo deve investire e guardare molto al territorio". Insomma, secondo Camusso "si parla molto di lavoro perchè se n’è parlato troppo poco negli anni scorsi: negli anni passati ci si era rassegnati alla disoccupazione. Se non si riparte dal lavoro non c’è una nuova stagione di sviluppo e crescita per il Paese - ha aggiunto - e bisogna lavorare sul terreno della domanda".