Milano, 16 maggio 2012 - Le voci si rincorrevano da tempo. Oggi sono diventate realtà. La Procura della Repubblica di Milano ha iscritto nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla Lega nord Umberto Bossi e i suoi due figli Renzo "Trota" e Riccardo. Indagato anche il senatore Piergiorgio Stiffoni.

Per Bossi, che al sorgere dello scandalo che ha travolto il Carroccio si era dimesso da segretario (GUARDA FOTO E VIDEO DELLE DIMISSIONI) l'accusa è di truffa ai danni dello Stato  in concorso con l'ex tesoriere Francesco Belsito per i rimborsi elettorali alla Lega. La cifra contestata si aggira sui 18 milioni di euro. Nel pomeriggio la Guardia di finanza si è presentata nella sede di via Bellerio.

L'accusa riguarda i rimborsi elettorali ottenuti dal partito con un rendiconto, secondo l'accusa, infedele presentato nell'agosto del 2011. I pm titolari dell'indagine Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Roberto Pellicano avrebbero notificato a Bossi un'informazione di garanzia nella sede del Carroccio in via Bellerio. Secondo i pm Bossi, in qualita' di legale rappresentante della Lega, sarebbe stato consapevole che i fondi della tesoreria gestita da Francesco Belsito venivano usati per scopi diversi da quelli legati al partito. "Bossi risponde come segretario federale che redige i conti - ha spiegato il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati - e abbiamo elementi utili per dire che c'e' sotto una sua consapevolezza". 'Umberto Bossi firmava i rendiconti del partito''. E' quanto avrebbe detto in sostanza ai pm di Milano la responsabile amministrativa di via Bellerio, Nadia Dagrada le cui dichiaraziono sarebbero tra le basi dell'accusa formulata al Senatur. I pm hanno comunque precisato che l'informazione "un atto di garanzia che dovra' comportare degli approfondimenti".

Assieme al Senatur risultano indagati anche i figli con l'accusa di appropriazione indebita. Stando alle prime indiscrezioni che filtrano da Palazzo di giustizia, l'accusa per il "Trota" e per Riccardo sarebbe da mettere in relazione alle loro spese personali pagate, secondo l'accusa, con i fondi del partito. I due rispondono, come abbiamo detto, dell'accusa in concorso Belsito. Agli atti dell'inchiesta  c'e' anche una lettera nella quale Riccardo Bossi comunica a Francesco Belsito di avere parlato con suo padre di alcune spese che dovranno essere coperte dall'ex tesoriere. Il documento e' stato trovato nella cassaforte di Belsito. Queste spese, secondo l'ipotesi accusatoria, sarebbero state effettuate coi soldi dei rimborsi elettorali. Nella lettera, il giovane Bossi precisa quali pratiche debbano essere sistemate con quel denaro.

Fiumi di inchiostro sono stati versati sulla laurea albanese del Trota.

(GUARDA IL DIPLOMA ALBANESE)

Diploma dal quale poi Renzo Bossi si era dissociato. Insomma un laureato "a sua insaputa" come va di moda in Italia in questi mesi. Questo però non gli aveva impedito di essere bersagliato dall'ironia del popolo di Internet con la nascita del sito Trotaelode.com. Renzo Bossi dopo qualche giorno dall'esplosione dello scandalo si era dimesso da cosigliere regionale della Lombardia.

Intanto cominciano ad emergere indiscrezioni. secondo un lancio dell'agenzia Agi ai figli di Bossi sarebbe andata una paghetta da 5mila euro al mese.

Indagato nell'inchiesta della Procura di Milano anche il senatore Piergiorgio Stiffoni, accusato di peculato in riferimento all'uso dei fondi del Carroccio del Senato.Nei guai infine l'imprenditore Paolo Scala per riciclaggio.

Restano ancora al vaglio dei magistrati le posizioni di Rosi Mauro e della moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, che, per adesso, non sono state iscritte nel registro degli indagati.

La notizia sta già facendo il giro del mondo politico. Sulla pagina di Facebook di Maroni non c'e' ancora un suo commento diretto sugli avvisi di garanzia emessi dalla procura milanese. Ma intanto e' arrivato quello di un suo 'fan', un giovane bergamasco, non proprio positivo nei confronti dei giudici: ''Ho sentito adesso al telegiornale che Bossi e suoi due figli truffa allo Stato? Ma che cavolata e'?''.

Prima che si conoscesse la notizia degli avvisi di garanzia, Maroni aveva scritto sempre su Fb: 'Voglio una LEGA UNITA, voglio una LEGA FORTE, voglio una LEGA VIVA. Una Lega che si concentra sulle cose da fare e non sulle menate interne, che progetta e governa, che da' risposte. LARGO AI GIOVANI E A CHI E' CAPACE. Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c'e' posto nella Lega del futuro''.

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di Luigi Manfredi