Roma, 14 gennaio 2013 - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà oggi su richiesta di Parigi per discutere della situazione nel Mali. Lo ha annunciato Brieuc Pont, portavoce della missione francese alle Nazioni Unite. 

'SCAMBIO DI VEDUTE' - "La Francia vuole informare il Consiglio e procedere a scambi di vedute tra i membri del Consiglio e con il segretariato generale dell'Onu" ha indicato il portavoce. 

ATTACCO AGLI INTEGRALISTI - Venerdì la Francia ha lanciato un'offensiva nel Nord del Mali, regione conquistata dall'inizio del 2012 da gruppi armati jihadisti e divenuta rifugio per la rete di Al-Qaida nel maghreb islamico (Aqmi). Per giustificare il suo intervento la Francia si appella all'articolo 51 della carta dell'Onu che menziona "il diritto alla legittima difesa, individuale o collettiva, nel caso in cui un membro delle Nazioni Unite sia oggetto di aggressione armata". La Francia, cui non bastano le deboli rassicurazioni amercane per supporto di intelligence e quelle britanniche di collaborazione logistica,  ha chiesto con una lettera al Consiglio che "venga accelerata l'applicazione della risoluzione 2085" che autorizza in particolare il dispiegamento della Forza internazionale di sostegno al Mali (Misma), approvata il 20 dicembre dal Consiglio di sicurezza.

DATO REALE -  Impegnati - ufficialmente - da venerdì in una serie di raid aerei contro le forze islamiste che controllano il nord del Mali, le truppe d'elite francesi hanno scoperto di trovarsi di fronte ad una resistenza inaspettatamente forte. Secondo alcuni consiglieri del presidente Francois Hollande, i miliziani sono meglio equipaggiati ed addestrati di quanto Parigi si aspettasse, grazie alle armi saccheggiate dai depositi libici dopo la caduta nel 2011 di Muammar Gheddafi. "Ciò che ci ha colpito è la modernita dei loro equipaggiamenti e la loro abilità nell'usarli", ha evidenziato una delle fonti anonime, riferendosi all'elicottero Gazelle abbattuto nel primo giorno di operazioni, in cui ha perso la vita il tenente Damien Boiteux.

RISCOSSA INTEGRALISTA - L'avanzata delle truppe islamiche - che nel Nord del Paese hanno imposto la sharia - è stata ''bloccata'', ha detto un po' troppo trionfalmente ieri notte il ministro degli Esteri Laurent Fabius, più ottimista del collega della Difesa, Jean-Yves Le Drian, che ieri mattina aveva parlato di un'avanzata ''non completamente impedita''.  Infatti oggi i ribell, partendo dalle roccaforti al confine con la Mauritania bombardate dai francesi, "hanno attaccato ed espugnato Diabaly", lungo la direttrice per la capitale Bamako, dopo una fiera resistenza dell'esercito regolare, che non è riuscito a tenerli fuori al momento'', ha ammesso Le Drian, ai microfoni di Bfm Tv. A guidare l'attacco, sarebbe stato Abou Zeid, ''uno dei capi di Al Qaida nel Maghreb islamico''.

SOVOLO ALGERINO - In compenso il ministro degli Esteri Fabius si è rallegrato per l'autorizzazione dell'Algeria al sorvolo del proprio territorio da parte degli aerei francesi che ieri hanno distrutto basi della Jihad a Gao, nel Nord, costringendo i combattenti ad evacuare la città lasciando sul campo almeno 60 morti. Intanto nella capitale Bamako, dove risedono circa 6.000 cittadini francesi residenti, sono arrivati gendarmi dei corpi speciali GIGN (le teste di cuoio) di rinforzo alle truppe di terra già dispiegate ieri. Gli specialisti, una decina, proteggono l'ambasciatore e i locali diplomatici.

SOLIDARIETA' AFRICANA - Le truppe francesi saranno presto affiancate anche da reparti scelti dei paesi confinanti (in sigla Ecowas), che riuniranno i rispettivi primi ministri venerdì ad Abidijan, in Costa d'Avorio. Sei Paesi su quindici hanno già deliberato l'invio di contingenti formati da 500-1000 uomini. Ma alla Francia non basta: vuole stanare Usa e Gran Bretagna (e sapere cosa aspettarsi dagli altri grandi della terra) perché questa non diventi la guerra personale di Francois Hollande. Il pericolo è che l'intera aria subsahariana si trasformi in un gigantesco Waziristan africano dove Al Qaeda e le sue milizie abbiano il controllo dei territori e le chiavi del potere.  

PROPOSTA TUAREG - Nel Sahel le variabili territoriali sono infinite. Per esempio oggi il Movimento nazionale di liberazione dell'Azawad, composto in maggioranza da tuareg laici, si è detto disponibile a  partecipare "alle operazioni di lotta al terrorismo'', per evitare che la guerra coinvolga la popolazione civile. E' quanto si legge in un documento a firma di Bilal Ag Ache'rif, confermato pochi giorni fa alla guida del movimento. Nel documento, l'Mnla mette però una inequivocabile condizione alla comunità internazionale, e quindi in primo luogo a Francia e Mali: ''L'intervento armato straniero contro i gruppi terroristici (gli jihadisti, ndr) non deve permettere all'esercito maliano di superare la linea di demarcazione tra l'Azawad ed il Mali prima della composizione politica del conflitto che ci contrappone''. Il documento si chiude ricordando che ''l'Mnla ha sempre rispettato gli impegni, in particolare la cessazione delle ostilità con l'esercito maliano, e resta disponibile a negoziati''.